Il Treviso riparte… sopra un decennio di macerie

treviso-decadenza-2009-2019

Il lungo declino del Treviso testimoniato dalla rovina del Tenni

Sulla sorte dell’Acd Treviso c’erano pochi dubbi dopo le notizie trapelate la scorsa settimana. Oggi il comunicato n. 11 del Crv ha ufficializzato la defezione di un club ormai defunto, che a quanto pare non ha iscritto anche le categorie giovanili come l’under 17.
La prevedibile, seppur non scontata – visto il “depistaggio” mediatico degli ultimi due mesi – mancata iscrizione è stata accolta come una liberazione da tanti tifosi biancocelesti, timorosi di vedere un Treviso trascinato verso un’altra stagione da incubo dopo i teatrini del recente passato e i personaggi coinvolti. Tuttavia, a parte la figuracce in campo, nell’immediato il rischio era rappresentato da un imbarazzante derby con il nuovo Treviso (Academy). Un ostacolo per questo nuovo tentativo di rinascita dei biancocelesti – sicuramente il più concreto e solido – e un bel problema per la legittimazione del nuovo club come erede del Treviso Foot-Ball Club fondato il 18 gennaio 1909.

TRE ANNI DA INCUBO Un Treviso che dopo il centenario del 2009 non ha potuto festeggiare con dignità nemmeno i 110 anni. Anzi… ha vissuto un’altra stagione umiliante, anche se non tale da superare la triste commedia che due anni prima, nella stessa categoria, aveva trascinato i biancocelesti nel momento più buio della loro storia. Quando un giorno qualche appassionato dovrà raccontare in un libro, anche dal punto di vista statistico, la storia del Treviso (magari sul modello del monumentale “Regina di Marca”), si troverà di fronte a un bel dilemma: cosa scrivere? Due campionati di Eccellenza, due ultimi posti, 156 gol subiti (quest’anno si è riusciti a fare di peggio, 80 gol contro i 76), ogni record negativo frantumato in termini di sconfitte, batoste interne ed esterne, con il fondo toccato nel pantano di Giavera (nuovo campo di gioco dopo l’esilio dal Tenni) contro il Sandonà/Passarella: 10 a 1. Solo il più pesante tra i tanti risultati tennistici subiti. Un orrore sportivo accompagnato, fuori dal campo, dalla sagra del grottesco. Fuga di giocatori dopo qualche allenamento, ribellione della prima squadra seguita da fuggi fuggi generale, ammutinamento dei ragazzini Juniores mandati allo sbaraglio, conseguenti sconfitte a tavolino a un passo dalla radiazione, tira e molla societari, cordate, controcordate e presidenti senza password (3, 4 o 5, chi se lo ricorda?), procuratori autoproclamatisi salvatori della patria per aver mandato decine di ingenui ragazzini incontro a umilianti sconfitte.

In mezzo la pur sempre breve quanto illusoria gestione Visentin, che nella primavera del 2017 aveva rilevato un Acd Treviso che per più di qualcuno non valeva la pena salvare. Dopo non essere riuscito a evitare la retrocessione – comprensibilmente, visto il disastro ereditato – nella stagione seguente il buon campionato di Promozione, la vittoria del Trofeo Regione Veneto, il conseguente ripescaggio in Eccellenza e la ricostruzione del settore giovanile tramite l’accordo con il Silea avevano illuso parecchi tifosi che la rinascita fosse possibile. Tuttavia, i continui ritardi sull’accordo per la gestione del Tenni con due diverse amministrazioni comunali, lo smantellamento della rosa e la costruzione di una squadra inadeguata avevano fatto suonare il primo campanello d’allarme già nel giorno del mesto raduno a Cendon, mentre i primi risultati in campionato confermavano le premesse estive dopo l’illusorio precampionato. Infine, il sempre più evidente clima di smobilitazione aveva trovato conferma con l’improvviso cambio di proprietà… mentre il nome dell’acquirente e i vari personaggi coinvolti non lasciavano dubbi sul destino dell’Acd Treviso, costringendo a un brusco cambio di valutazione anche quei tifosi che con più entusiasmo avevano seguito il nuovo corso.
La prevedibile, scontata evoluzione dei mesi successivi (smantellamento della squadra, sconfitte in serie e confusione in “società”) come per l’inconcepibile teatrino dell’Eccellenza 2016/2017 non è stata raccontata (mentre le discussioni infiammavano il forum e i social) per non dare visibilità ai soliti noti.

DIECI ANNI DI (POCHI) ALTI E (TANTI) BASSI Non serve sottolineare quanto l’ultimo triennio – la mazzata finale – sia stato devastante, ridimensionando quando accaduto nei 7-8 campionati precedenti. Nei primi anni di questa lunga parabola discendente neanche il tifoso più pessimista avrebbe potuto prevedere una catastrofe simile. Tutto era iniziato con l’ultimo posto (il primo di tanti, per l’esattezza 4!) nella Serie B 2008/2009 e il fallimento del Treviso di Setten, traghettato verso gli inferi dalla prima di tante nuove gestioni “esterne” poco chiare.
La ripartenza a stento in Eccellenza – iscrizione per grazia politica a due settimane dall’inizio del campionato, con i calendari già fatti – dunque l’arrivo di Corvezzo poco prima la fine della stagione. La nuova era inizia con il “duello” tra l’Asd Treviso e l’Union Quinto/Treviso di Pizziolo, pronto a portare subito la C2 tramite il trasferimento in città. I tifosi e la giunta comunale di oppongono. Inizialmente le cose vanno più che bene: ripescaggio in D e i due campionati consecutivi vinti (Serie D e C2/Lega Pro Seconda divisione), anche se il secondo arriva dopo una stagione travagliata, quando già si udivano i primi inquietanti scricchiolii e le voci su un pesante indebitamento.
Dopo un’altra gestione esterna tutt’altro che positiva e le solite beghe societarie, si arriva al luglio del 2013 per il secondo fallimento in appena quattro anni e l’inizio della parentesi Acd Treviso con la presidenza di Nisio Lenzini. Anche in questo caso settimane di passione e incertezza per i tifosi, la squadra viene iscritta in Promozione all’ultimo secondo e il campionato inizia a Loreggia con mezza squadra da costruire e appena tre ragazzini  – secondo portiere compreso –  in panchina. Nel girone “vicentino” (B) della Promozione il terzo posto si trasforma nella vittoria dei play-off, ma le nubi restano, tant’è che il prosieguo dell’attività viene messo in dubbio proprio mentre, in anticipo di cinque anni, si ipotizza la nascita di un nuovo Treviso prossimo al ripescaggio in Serie D tramite la fusione del Nervesa con il “vecchio” Fc Treviso. Altro nulla di fatto. Il club si salva grazie al formarsi di una nuova dirigenza tutta trevigiana ma, nonostante una celebrata campagna acquisti e una rosa rivoluzionata due volte in sei mesi, l’Eccellenza 2014/2015 finisce nell’anonimato come cinque anni prima…mentre l’immancabile tormentone estivo propone la nascita di un nuovo Treviso tramite il trasferimento in città del Real Vicenza del facoltoso Diquigiovanni, pronto a riportare in città subito la Serie C, magari legittimando fin da subito l’operazione tramite il recupero del marchio storico del Treviso.
A parte l’intransigenza dei tifosi (questa volta non mancano opinioni divergenti), l’operazione trova la ferma opposizione della giunta Manildo. La stagione 2015/2016 inizia con l’ennesima rivoluzione, ma la campagna acquisti è tanto dispendiosa quanto lacunosa nei tre reparti chiave, tant’è che, dopo l’inizio disastroso e l’immancabile esonero del nuovo allenatore, i biancocelesti lentamente decollano solo dopo l’aggiunta in corsa di un elemento per reparto… ma il finale di stagione è il triste presagio di quanto seguirà. Nonostante un girone tutt’altro che competitivo, la sorprendente Pievigina supera di un punto il Treviso: stavolta il gol nel finale (Zanardo a Castello di Godego) non serve a nulla. L’illusorio 2-0 al LiaPiave nel primo turno play-off vede anche l’espulsione ingenua dello stesso Zanardo, assenza pesante nella finale contro il Sandonà, che espugna il Tenni con un rigore.
La doppia beffa finale è il preludio all’agonia degli ultimi anni. In estate la rimozione del telone gigante del main sponsor Segafredo Zanetti sopra la facciata dello stadio dedicata a Omobono Tenni è il simbolo della smobilitazione. L’imprenditore ed ex candidato sindaco aveva compensato la mancata acquisizione e salvezza del Treviso Fc dell’estate 2013 con la sponsorizzazione triennale del nuovo Acd Treviso. Senza il main sponsor,  sfiduciata dal disinteresse dell’imprenditoria locale (un anno prima si era parlato per la prima volta di un consorzio sul modello del basket e creazione di un settore giovanile con altre realtà cittadine), la dirigenza guidata dal presidente-tifoso Paolo Pini aveva deciso di mettere in vendita la società.

gioia-dei-tifosi-e-giocatori-per-la-vittoria-del-campionato-a24715327

La festa promozione dopo il duello con il VeneziaMestre: uno dei pochi momenti di festa

Il resto è storia recente e se n’è parlato in precedenza. Troppo… o troppo poco? Ci vorrebbe un libro per raccontare questo assurdo decennio sulle montagne russe. L’oltraggio e il disonore arrecato ai tifosi hanno offuscato i pochi momenti degni di entrare nella storia di un club così blasonato, come la leggendaria vittoria della Serie D nella volata con il VeneziaMestre nel 2011. Unica, irripetibile, anche se superata a livello emozionale, un anno dopo, dall’eurogol di Torromino nei secondi finali di Montichiari-Treviso per quella che rimane tuttora l’ultima vittoria di un campionato. Le rare, pallide luci dell’ultimo lustro, seconda tempo di un triste film lungo dieci anni, sono rappresentate da un altro gol nei secondi finali (il pari di Mensah nei play-off di Promozione 2013/2014 contro il Bardolino, partita vinta si supplementari 3-1) e la vittoria dello scorso anno nella coppa di categoria contro l’Opitergina. Poco più di un anno fa, infine, il successo consolatorio in coppa a Vittorio Veneto, contro l’Opitergina. Davvero troppo poco, perché anche queste vittorie (non campionati vinti) sono state vanificate nel giro di uno o due anni dalle continue traversie societarie.

Ecco perché a molti tifosi è parso esagerato parlare di «addio» e «morte» del «vecchio Treviso» all’indomani della mancata iscrizione dell’Acd, come se la storia di un club fallito sportivamente tre volte in dieci anni fosse legata a un freddo numero di matricola.
Il Treviso, dopo la prima mazzata del 2009 – quando, tra l’altro, ha effettivamente perso la sua matricola storica – è andato incontro a due affannosi tentativi di rinascita che con poche gioie e tanti dispiaceri hanno portato altrettanti fallimenti. In questo periodo il patrimonio storico del Treviso è stato lentamente dissipato, idealmente e materialmente, come dimostra lo stato di abbandono del Tenni.

Il Tenni trasformato in una colonia di colombi e i seggiolini ricoperti di guano

Il Tenni trasformato in una colonia di piccioni e i seggiolini ricoperti dal guano

Come se non bastassero le ferite esteriori (il campo spelacchiato, i muri scrostati e la tribuna trasformata in una colonia di piccioni) quelle interiori sono state ancor più dure da digerire. Emblematiche le foto pubblicate dal sindaco Conte sulla propria pagina facebook: dai trofei ammucchianti malamente in un angolo umido e polveroso (alcuni irrimediabilmente danneggiati?) agli spalti invasi dal guano. La speranza è che i trofei più importanti non siano misteriosamente scomparsi…

Ripensando a quanto vissuto in questi dieci anni, perché questa terza ripartenza con una nuova matricola non dovrebbe essere considerata legittima tanto quanto quelle decisamente più stentate e poco promettenti che l’hanno preceduta? Certo, la salvezza questa volta è dovuta passare obbligatoriamente attraverso una soluzione a lungo rifiutata: l’acquisizione di un titolo sportivo, nello specifico il trasferimento in città (rifiutato cinque anni prima) del Nervesa di Luigi Sandri e la fusione con l’Academy, un altro Treviso nato nel 2011 per affiancare l’allora Treviso Fc di Corvezzo e far crescere il settore giovanile.
Ad ogni fallimento il legame che garantiva la continuità storica si è sempre più indebolito. Nell’estate 2013 il Treviso è ripartito come Acd senza il suo marchio storico, “perdendo la corona” e recuperando il vecchio simbolo dell’Ac Treviso. E così, nel settembre 2013 ecco il debutto in Promozione a Loreggia senza stemma sulla maglia, dopo i pezzi di scotch nelle amichevoli precampionato.

Sei anni dopo, la mancata iscrizione di quello stesso Acd Treviso ha semplificato le cose e, in un futuro prossimo, il Treviso potrà tornare a una denominazione tradizionale, magari recuperando quanto si è perso per strada (marchi e trofei), sepolto sotto dieci anni di macerie (rivedere lo storico stemma sulle nuove maglie firmate Givova è già una grande passo verso la riappropriazione di un’identità frammentata. Essere partiti con largo anticipo, invece, ha evitato gli affanni seguiti ai due precedenti fallimenti, e per la prima volta sembra possibile la ricostruzione di un grande (non solo numericamente) settore giovanile. La palla adesso passa al nuovo Treviso sostenuto dal consorzio “Treviso siamo noi”. Era questa l’unica strada rimasta per cercare di salvare 110 anni di tradizione e il nostro Omobono Tenni. A differenza del passato (2009-2013), una ripartenza dalle categorie più importanti del dilettantismo era impossibile, mentre la Terza categoria sarebbe stata la pietra tombale sullo stesso Tenni e, dunque, sulle speranze di rilancio del Treviso verso le categorie che contano.
Quante grandi società dal glorioso passato nel professionismo sono ripartite dal fondo completando il percorso senza scappatoie? L’unico esempio è il Giorgione, ma pur essendo uno dei club più importanti della Marca il confronto con Treviso e altri capoluoghi di provincia/regione non regge. Situazioni del genere sono sempre più frequenti nel disastrato sistema calcio italiano, basti pensare al caso Vicenza, rinato col titolo del Bassano (che a sua volta è ripartito dalla 1a categoria sfruttando il Mussolente!), per non parlare della Spal, rinata grazie al “sacrificio” di quella Giacomense affrontata un paio di anni prima dal Treviso in Lega Pro.

Nonostante i tanti dubbi iniziali, il nuovo progetto è partito alla grande. In questi mesi eterni oppositori hanno messo subito in discussione il nuovo rilancio del calcio Treviso,  compreso chi già sognava le ruspe al Tenni. Sono passati dieci anni, ma Treviso sembra ancora infestata da quei «piccoli e inutili pipistrelli» di cui parlava lo sceriffo Gentilini all’indomani del primo fallimento! Solo un grande Treviso, vincente e affidabile, potrà garantire un’altra buona disinfestazione dopo quella appena conclusa sulla tribuna centrale del Tenni, liberata da guano e piccioni.