dopo essersi seduto in panchina la prima partita, ho di nuovo dato le dimissioni prima di Sorrento. Sono stato verbalmente rassicurato che tutto veniva sistemato, proprio tutto. Non è finita, dopo Chiavari, e la sconfitta subita per 4 ad 1, con grande presa di coraggio ho rassegnato di nuovo le dimissioni, puntualmente respinte. Non mi va di aggiungere altro, se non che, martedì dopo le esternazioni pubbliche del presidente Corvezzo, nella riunione con i soci, di tutta la società si è raggiunto un accordo che o si andava avanti fino alla fine o si interrompeva subito. Si sono riuniti i tre soci che formano la società ed hanno deciso che si andava avanti fino a fine anno, eventualmente prendendo qualche giocatore dal mercato. Comunque è questo il mestiere di allenatore, contano i risultati.
Pensieri ribaditi in serata con un’intervista concessa al portale web tuttolegapro.
Già, contano i risultati, e da questo punto di vista Maurizi non può certo ritenersi esente da colpe, al di là della sconsolante mediocrità della rosa messagli da questa impresentabile “dirigenza”, colpevole di un fallimento annunciato. La stessa scelta di Maurizi può considerarsi un fallimento annunciato. Questa estate, presentando il suo curriculum, ci eravamo chiesti cosa spingesse questo ex allenatore di calcio a5 ad accettare le offerte di società economicamente allo sbando e con un parco giocatori di scarsa squalità. Tra il 2007 e il 2011 Massese, Scafatese, Cavese e Pergocrema. Tre sofferte salvezze e un esonero (a Cava dei Tirreni) in quattro società che nel giro di un paio d’anni sono fallite. A Viareggio, dove Maurizi ha allenato lo scorso anno per un paio di mesi, fanno gli scongiuri, pregando affinchè la “maledizione di Agenore” non colpisca ancora (a Treviso siamo sulla buona strada). Ma intanto si godono i risultati positivi raccolti dal suo sostituto, mister Cuoghi. Con lui in panchina i toscani hanno compiuto una rimonta sensazionale che ha permesso di conquistare una tranquilla salvezza, e in questo primo scorcio di stagione sono la rivelazione del girone B, come dimostra il piazzamento in zona play-off. Insomma, sia a Viareggio che a Treviso mister Maurizi deve aver commesso degli errori se in 23 partite, tra Coppa Italia e campionato, ha collezionato la bellezza di 15 sconfitte, 7 pareggi a una sola vittoria! A Treviso non è riuscito ad assaporare nemmeno una gioia: 8 sconfitte e 2 pareggi, con 21 gol subiti e 6 fatti (di cui 4 rigori). Come dice lo stesso Maurizi, contano i risultati, ma soprattutto, i numeri. E nel suo caso sono impietosi.
Ma come recita il titolo, Agenore Maurizi rimane comunque il capro espiatori, i veri colpevoli del disastro rimangono in sella. In queste settimane Maurizi ci ha messo la faccia, è stato contestato pesantemente da stampa, tifosi e presidente (?) assumendosi fin troppe responsabilità. L’ingaggio di Gennaro Ruotolo forse porterà una scossa a un gruppo apparso frastornato, ma non potrà rivoluzionare una squadra che al momento farebbe fatica a salvarsi anche in Seconda divisione.
Proprio la scelta di un mister come Maurizi, abituato a sposare progetti “disperati”, sembrava il preludio a un mercato poverissimo dopo lo smantellamento del gruppo di Zanin. Ma il pseudo direttore sportivo (come abbiamo visto, non è iscritto all’albo dell’A.di.se.) Mauro Traini, oggi tempestato di insulti dalla curva sud Di Maio, è riuscito a fare peggio di quanto temessimo noi…e lo stesso Maurizi, che ha palesamente sconfessato alcune scelte, peraltro mai concretizzat, dall’uomo mercato biancoceleste. Per esempio, Di Girolamo e Beccia dovevano andarsene perchè considerati extrabudget. Il centrale campano è rimasto, infortunandosi gravemente nella gara di Chiavari. Più emblematico il caso dell’esterno trevigiano: nella prima parte del ritiro era stato utilizzato come titolare, venendo relegato in panchina contro l’Union Quinto, in attesa di una cessione mai avvenuta. Finito fuori rosa (a Lancenigo si allenava a parte) e in tribuna nelle prime due gare di campionato, Beccia è stato provvidenzialmente recuperato da Maurizi dopo l’infortunio di Di Girolamo e le disastrose prestazione di Videtta ed Esposito, e ora è un titolare inamovibile.
Il “consulente di mercato” chiamato da Corvezzo lo scorso febbraio doveva costruire una squadra di giovani affiancati da qualche giocatore esperto, capace di conquistare una tranquilla salvezza e programmare un futuro tranquillo. Tutto “con un occhio al bilancio”, senza pensare al passato, ai Perna, ai Ferretti e ai Torromino, “perchè la C2 è diversa dalla C1, più vicina alla B che ai dilettanti, e dunque ha bisogno di un altro tipo di giocatori”, è stata assemblata un’accozzaglia di scarti e mezzi giocatori provenienti da ogni angolo d’Italia (alla faccia del bilancio). Dovevano arrivare “i migliori giovani di Serie A e B”, sono arrivati i panchinari di qualche squadra Primavera di modesto livello. L’unico da salvare, il “superstite” Cernuto, è stata spedito nella Marca per il terzo anno consecutivo ma insieme all’acerbo Picone (unica punta centrale presente in rosa) e l’abulico Sy. Complessivamente, il curriculum dei nuovi arrivati (fatto di tanta panchina e tribuna, anche in Serie D!) non è stato smentito dalle prestazioni in campo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: qualche buon elemento (i due Tarantino e l’incostante Salvi), un giovane acerbo (Picone), qualche miracolato e tanti mezzi giocatori giocatori che nel Treviso di Zanin avrebbero visto il campo col binocolo. In totale circa 30 (TRENTA) “giocatori” in rosa. Niente di strano se il mercato lo fanno amicizie, procuratori, sponsorizzazioni e soci “occulti”.
A prescindere dalle scarse risorse economiche, si doveva e poteva costruire una squadra giovane, poco costosa ma in grado di affrontare dignitosamente la Prima divisione. Il modello “manageriale” da seguire era il vicino Portogruaro: una spina dorsale composta da 1 o 2 giocatori esperti per reparto a far da chioccia a tanti giovani di qualità (nel caso dei granata, i ragazzini della Samp) che hanno permesso, un anno dopo la disastrosa retrocessione dalla Serie B, di conquistare una brillante salvezza e…800mila euro di contribuiti. Già, i contributi dovrebbero essere l’obiettivo principale del “progetto” targato Corvezzo-Santori-Traini (e chi altro?), ma una disastrosa retrocessione in C2 comprometterebbe tutto. A Treviso le doti manageriali sono completamente assenti e a prevalere sono gli interessi personali dei soliti avventurieri abituati a vivere di espedienti. Impossibile non ripensare al lavoro compiuto in silenzio, con umiltà e senza proclami dall’ex vicepresidente (e in sostanza, direttore sportivo) Fabrizio Tasca. Lui, personaggio troppo limpido per questo calcio, il Treviso calcio l’ha lasciato prima ancora che finisse la tribolata ma vincente stagione in Lega Pro 2. Ha fatto le valigie in tempo, prima di vedere il Tenni invaso da burini e avventurieri della peggior specie.
E’ veramente difficile esprimere il disgusto che proviamo nel vedere nuovamente infangati 103 anni di storia per colpa di un altro presidente che, pagando a caro prezzo la propria sprovvedutezza, ha spalancato i portoni del glorioso Omobono Tenni ai degni eredi degli argentinapoletani che nel 2009 accompagnarono il moribondo Treviso del geometra Setten all’inferno.
In estate l’arrivo di Maurizi era stato seguito da insistenti rumors su fantomatiche cordate romane, ma non sono stati presentati né soci né sponsor, nonostante le immancabili sparate di Corvezzo. In realtà un silenzioso “rimpasto” societario è avvenuto, come dimostra l’attuale organigramma composta da numerose new-entry, tutte rigorosamene proveniente dal centro-sud. Abbiamo assistito a una proliferazione di ruoli, a cominciare da un utilissimo “responsabile dell’area tecnica”, il licatese Daniele Deoma. Ex giocatore della Lucchese, qualche infelice esperienza dirigenziale (fallimento con il Castelnuovo Garfagnana), ma soprattutto una pesante condanna nel primo scandalo calcioscommesse dell’estate 2011, inchiodato da inequivocabili intercettazioni telefoniche. In estate l’abbiamo visto spesso insieme a Traini: l’avrà aiutato a costruire questo gioiello? Discorso a parte per il direttore generale Mario Santoro, che con la sua All Sport detiene una fetta importante delle quote societarie. Nell’ultima conferenza stampa è stato lui a presentare Danucci e a confermare Maurizi nonostante la dura requisitoria del presidente Corvezzo.
La sfuriata seguita alla sconfitta di Cremona ha confermato ciò che avevamo intuito questa estate in merito al sempre più scarso potere decisionale di Renzo Corvezzo. I primi dubbi erano sorti dopo le imbarazzanti dichiarazioni seguite all’ingaggio di Maurizi: il presidente aveva candidamente ammesso di non aver avuto alcuna voce in capitolo sulla scelta dell’allenatore; sapeva solo che c’erano tre nomi in lizza, ma la trattativa era stata conclusa da Traini. Dopo le prime sconfitte, ecco le critiche al modulo e alle spregiudicate scelte tecniche di Maurizi. Un continuo botta e risposta congelato dopo i due pareggi consecuivi ed espoloso definitivamente lo scorso lunedì.
Come se volesse liberarsi di un peso, Corvezzo ha criticato tutto e tutti: hanno fatto scelte sbagliate, mi hanno deluso, voglio esonerare l’allenatore (che non ho scelto io) e se me lo impediscono sì, mi dimetto! Uno sfogo dai risvolti patetici, un presidente che confessa la propria impotenza, incapace di far prevalere la propria volontà sui suoi subalterni! Solo “gerarchicamente”, perchè in quanto a potere decisionale sembrano contare di più i Traini e i Santoro. Vi ricordate la querelle estiva innescata nel gruppo facebook “Forza Treviso Fbc” da un sedicente socio del presidente Corvezzo? Il soggetto in questione aveva rassicurato i tifosi precisando che in una riunione“il direttore sportivo ha confermato il presidente”. Sembrava un banale lapsus freudiano, e invece…
Corvezzo non può certo lamentarsi, nemmeno dei cori goliardici ricevuti dalla tifoseria (“Corvezzo magazziniere” il più riuscito) ai quali, stando ai presenti in tribuna centrale, ha risposto con un polemico applauso. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Il giocattolo se l’è distrutto da solo, circondandosi di persone inaffidabili, già macchiate da gestioni fallimentari in altre società professionistiche. Ad appena tre anni dall’ultimo fallimento, il Treviso calcio è nuovamente in mano a persone INDEGNE di rappresentare la sua ultracentenaria storia. Persone che, a differenza di giocatori e mister, non avranno MAI il nostro sostegno.
E non è finita qui, perchè dietro l’angolo c’è lo spauracchio De Pasquale, che a quanto pare ha già in mano qualche quota societaria. Tenetevi forte e turatevi il naso, l’incubo sembra appena appena iniziato.