Domenica Gianfranco Belotto tornerà al Tenni per sedersi sulla panchina del Treviso esattamente a 19 anni e 4 mesi dall’ultima volta: l’11 giugno 2000 i biancocelesti avevano chiuso il loro terzo campionato consecutivo in Serie B con uno storico 7-1 sulla Salernitana (Pianu, Pizzi. Temelin, Rocco e tripletta di Gigi Beghetto). Sei mesi prima Bellotto aveva rassegnato le dimissioni, ritirate con la promessa poi mantenuta di lasciare il Treviso a fine stagione: non ne poteva più di polemiche e contestazioni da parte del pubblico.
Il “Bellotto cambia!” fa parte della colonna sonora di quel Treviso fine anni ’90, anche se i contestatori seriali sono rimasti nelle epoche successive. In tempi più recenti non è stato risparmiato il Treviso allenato da Zanin (nonostante due promozioni ormai leggendarie); tra i più bersagliati il bomber Andrea Ferretti, che non ha mai avuto problemi a rispondere con gol ed esultanze “originali” (come dopo un sofferto 2-0 sulla Sanvitese sigillato solo nei minuti finali).

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Massimo De Martin ai tempi della Pievigina (foto venetogol.it)

Se avessero conosciuto il destino del Treviso si sarebbero goduti quel periodo d’oro senza troppo rumoreggiare. In questi ultimi 5-6 anni le voci dei  singoli contestatori si sono perse nel mugugno generale dello stadio, che nei momenti di sbando si è trasformato in un silenzio di tomba disturbato solo dalle frequenti esultanze dei pochi tifosi ospiti presenti (solitamente amici e parenti dei giocatori avversari). Adesso rabbia e rassegnazione sono forse maggiori rispetto agli anni recenti, tanto alte erano le aspettative create in estate.
Mister Bellotto e il fido vice Roberto Salvalajo  sono attesi da un compito difficile: ricompattare una squadra apparsa allo sbando totale e riportare entusiasmo tra i tifosi. Il secondo obiettivo è stato in buona parte raggiunto con il solo annuncio del loro ritorno, ma senza i risultati sarà tutto inutile. Anzi, la scelta della società ha suscitato più di qualche perplessità, visto il lungo periodo lontano dalla panchina di Bellotto. Qualche esperienza in più per Salvalajo, che nella stagione 2006/2007 aveva allenato la Miranese in Promozione. Sempre da subentrante, è stato alla guida del Loreggia nella stagione 2012/2013, portando i biancorossi alla salvezza. Impresa non riuscita nella stagione successiva (richiamato a febbraio), quando i padovani erano inseriti nel girone B con il Treviso. Più recentemente, nel gennaio del 2018, aveva accettato l’offerta del Fulgor Massanzago per salvare la squadra (poi retrocessa ai play-out) in Prima categoria.

Ora un’altra impresa “disperata” per il duo Bellotto-Salvalajo? L’obiettivo del Treviso è la vittoria del campionato, non la salvezza; la situazione è preoccupante, il campionato è ancora lungo (siamo solo alla sesta giornata di andata), ma la squadra vive un momento di profonda crisi… sempre che si possa parlare di crisi, considerato che la stagione del Treviso non è mai decollata dopo il disastroso debutto a Vazzola. Nelle otto partite disputate con Feltrin in panchina la squadra  non ha compiuto nessun progresso e a Fontanelle ha mostrato una preoccupante involuzione dal punto di vista tecnico e caratteriale. Decisive alcune scelte tecniche e gli infortuni di qualche big che rischiano di condizionare pesantemente il debutto di Bellotto. Guzzo è uscito dopo un quarto d’ora, Morbioli dopo un fastidioso infortunio nel finale di gara: il primo capitano e guida di una difesa troppo ballerina, il secondo capocanniere e miglior attaccante come rendimento complessivo. Un bel problema per Bellotto.
A Treviso e nelle altre esperienze aveva utilizzato il classico 4-4-2, ma proprio nella Marca aveva virato verso il 4-2-3-1 per sfruttare la tecnica dei centrocampisti offensivi e la velocità degli esterni. Nelle prima interviste il tecnico ha espresso preferenze proprio per questo modulo, ma molto dipenderà dai giocatori presenti in rosa. Di sicuro il modulo non è stato il problema più grande di un Treviso a cui sono mancati sopratutto velocità, grinta e determinazione. Tempo da perdere non ce n’è più, la svolta dev’essere immediata perché il calendario delle prossime partite sembra una ripida salita, sotto ogni punto di vista. Due matricole in sette giorni: prima il Godega secondo in campionato, poi la trasferta in montagna a Belluno, contro il Cavarzano Oltrardo.

L’avversario più duro sembra proprio il Godega, ostico come il suo allenatore Bruno Gava, che in passato ha castigato più volte il Treviso (gli è andata male nel febbraio 2018, ko 3-1 al Tenni alla guida del Portogruaro). I gialloblu dopo il deludente secondo posto in campionato (da due anni partivano con i favori del pronostico) hanno conquistato la Promozione battendo il Ponzano – poi ripescato – ai play-off, trascinati dai 26 gol di Massimo De Martin. Il classe ’83 ha ritrovato la prolificità di qualche anno fa, dopo una lunga carriera divisa in due tempi.
Cresciuto nelle giovanili del Milan, fino al 2008 aveva sempre giocato nei professionisti: tre anni a Vicenza in B, un anno in C1 con la Sangiovannese allenata da Sarri, dunque a Pavia nella Serie C2 2007/2008, stagione compromessa da un grave infortunio. Dopo tre anni di inattività dedicati esclusivamente al lavoro nell’azienda del padre, De Martin è tornato in campo dai dilettanti con il Vittorio Veneto, compiendo la scalata dall’Eccellenza alla Serie D. Impresa ripetuta a Pieve di Soligo qualche anno dopo: nella stagione 2015/2016, in Eccellenza, fa coppia con Morbioli, che castiga il Treviso al Tenni a quattro giornate dal termine. Un allungo decisivo che costerà carissimo ai biancocelesti di mister Ottoni, rendendo vana la rimonta culiminata con l’inutile gol di Zanardo a Castello di Godego. Dopo l’esperienza poco positiva a Conegliano, ecco il rilancio a Godega in Prima categoria: 5 gol il primo anno, 26 il secondo. E in questo brillante avvio di stagione è già a quota 4 insieme al compagno Abderrahim Belfatmi: il Godega segue l’Opitergina a due punti di distanza e vanta il secondo miglior attacco del girone D con 10 gol, uno in meno del Treviso.

Squadra rodata che viaggia sull’onda dell’entusiasmo, il Godega è forse il peggior avversario per questo Treviso. Bellotto porterà entusiasmo e i risultati sperati? Se prendiamo in considerazione gli ultimi dieci anni passati quasi tutti nei dilettanti (8 su 10), se si eccettua la già menzionata Eccellenza 2015/2016 (via Susic, dentro Ottoni e lenta rimonta non concretizzata per un solo punto) il cambio di allenatore ha portato i frutti sperati dopo l’arrivo di tecnici giovani e con poca esperienza in prima squadra.
Nel campionato di Eccellenza 2009/2010 il 70enne Rumignani, contestato dai tifosi, si dimette dopo il ko interno con la Feltrese; gli subentra il vice Nicola Zanini (che aveva iniziato la stagione da giocatore, salvo ritirarsi dopo poche partite) che inizia una straordinaria rimonta: il Treviso esce dalle sabbie mobili dei play-off e arriva a ridosso dei play-off. Nella Promozione 2013/2014 il Treviso è a pochi punti dalla vetta ma Piovanelli paga a caro prezzo le tensioni con un dirigente e viene sostituito da Tentoni, ex mister degli Allievi nazionali; con Gnago a mezzo servizio la squadra continua a stentare, poi compie una straordinaria rimonta che la porta a un passo dalla promozione diretta (penalizzata dal giudice sportivo e da un paio di sfortunati pareggi casalinghi), quindi vince i play-off che le garantiscono il ripescaggio. La storia sembra ripetersi quattro anni dopo: a gennaio Pala viene “dimissionato” dai senatori e sostituito da Graziano, altro mister delle giovanili con una sola esperienza in prima squadra (Promozione a Schio); la rimonta in campionato non basta ma la squadra perde solo a Portomansuè e vince il Trfeo Regione Veneto, garantendosi il salto di categoria.
Adesso tocca al 70enne Bellotto, che a parte il mese a Ragusa nel 2013 torna dopo 11 anni lontano dal campo. Esperto ma “debuttante” allo stesso tempo, riuscirà a mettere questo Treviso sul binario giusto?

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