In settimana è arrivata la conferma di quanto si temeva: a inizio settimana la decisione in merito al ricorso presentato dal Treviso per i “fatti” (?) di Cassola (2 punti in meno e 500 euro di ammenda) è stato ufficialmente rinviata di due settimane (si parla del 22 aprile!). Motivazione? A quanto pare sono altri ricorsi in ballo. Come quello per Gorghense-Burano, evidentemente, pur essendo una partita disputata una settimana dopo. Proprio il “caso Gorghense” e le relative decisioni del giudice sportivo, dimostrano quanto discutibile sia la “giustizia sportiva” applicata nei campionati gestiti dal Comitato Regionale Veneto. Lo si evince soprattutto dalle pene sproporzionate con cui è stato colpito il Treviso, società (e tifoseria) che sembra pagare il proprio passato e la propria storia con un “trattamento speciale”.

Pallone sgonfio

«A volte pensando male si indovina. In Promozione giocare a porte chiuse una partita e poi ricevere una multa di 500 euro, che per questa categoria sono cifre altissime, e due punti di penalizzazione francamente sono provvedimenti pesanti e quindi credo che il Treviso dia fastidio a qualcuno. Vorrei inoltre precisare che la squalifica del campo è arrivata per una provocazione subita dai nostri tifosi da un giocatore avversario che aveva causato il tutto ed è stato poi squalificato per cinque giornate: vuol dire chiaramente che i nostri tifosi hanno solo reagito a una presa per i fondelli, peraltro plateale». Parole del vicepresidente Walter Frandoli, raccolte la scorsa settimana da Il Gazzettino di Treviso dopo la stangata del giudice sportivo per i “fatti” di Cassola. Nel chiudere quell’intervento, peraltro, l’ex centrocampista biancoceleste evidenziava il danno economico che questa “giustizia sportiva” (che, come spiegheremo dopo, si potrebbe definire “ad squadram”, visto il trattamento speciale che sta riservando al Treviso): «alcune trattative con degli imprenditori rischiano di subire un raffreddamento e una brusca frenata perché si rischia di non salire di categoria. E poi i nostri tifosi vengono etichettati come cattivi e questo non è certo di aiuto per chi vuole entrare». Che il danno, oltre che in termini di punti in classifica, fosse anche economico, l’avevamo sottolineato alla vigilia della gara con l’Azzurra Sandrigo. 1410 euro il totale delle ammende inflitte al Treviso; di questi 350 dopo Cornedo-Treviso e 500 dopo Eurocalcio Cassola-Treviso. A prescindere dalle pene a cui si accompagnano queste ammende (rispettivamente un turno a porte chiuse e un -2 in classifica che va a falsare il campionato), parliamo di cifre assurde, che di solito si vedono in categorie superiori. Ma oramai è sempre più evidente che per alcuni malati di protagonismo il Treviso, anomalia assoluta in queste categorie, è una specie di gallina dalle uova d’oro da spremere il più possibile. In termini “d’immagine”, perché si va a colpire una società che per blasone sarebbe nobile (e fuori posto) anche in Serie D, cavia ideale per usare il pugno di ferro e dimostrare che “qui le regole si rispettano”. In termini economici, poi, il Treviso oltre a far la gioia delle società ospitanti (che vedono aumentate le entrate) si è trovato (suo malgrado) a contribuire, a suon di ammende da Serie D, alla salute economica di qualcun’altro. Forse credono che il Treviso, chiamandosi tale, abbia la forza economica per pagare senza patemi queste cifre? Se fosse così a quest’ora la società si sarebbe permessa qualche altro acquisto (magari un altro centrocampista e un bomber da categoria superiore), e non sarebbe in lotta per i play-off, o per un primo posto diventato quasi un miraggio grazie alla penalizzazione.
E quasi a voler confermare tutti i nostri dubbi sul caso Cassola, ecco che arriva un puntualissimo rinvio di due settimane (anche se l’esito del ricorso per Cornedo-Treviso era arrivato la settimana successiva). La solita soluzione all’italiana, che lascia spazio ad ogni tipo di sospetto e recriminazione, visto che in mezzo c’è un’altra delicata giornate di campionato, seguita dalla pausa “pasquale”. Il verdetto, dopo la raccolta delle testimonianze, dovrebbe arrivare perciò pochi giorni prima del delicatissimo match tra Treviso e Sarcedo. Tempistiche (bibliche) a dir poco discutibili. Un invito a nozze per chi vuol gridare al “complotto”: non è che l’esito del ricorso e di quei due punti dipenderà dal risultati della 28a giornata? Il tifoso può lasciarsi andare a queste congetture; i giocatori, invece, dovranno considerare la faccenda archiviata e puntare a vincere le tre gare rimanenti (impresa improba, certo, anche se non impossibile). Senza alibi, consapevoli che ogni vittoria varrà doppio…

IL CASO GORGHENSE Il -2 in classifica non può essere un alibi, tuttavia a fronte di quanto sta succedendo non possiamo che sottolineare le incongruenze di cui si rende protagonista la giustizia sportiva. Eccoci dunque al “caso Gorghense”, anche se sarebbe più corretto parlare di “casi”, visto che la stessa società è stata suo malgrado coinvolta per intemperanze di pubblico locale e (soprattutto) ospite, ma anche dei giocatori in campo. Il 23 marzo, circa tre settimane fa, nel finale di un acceso match contro il decaduto Mestre, c’era stato un parapiglia finale dopo un rigore non concesso ai padroni di casa poco prima del triplice fischio finale. Problemi in campo, con un giocatore della Gorghense (a quanto pare) colpito con una testata; e parapiglia in tribuna, con tifosi che cercavano di entrare negli spogliatoi, tanto che il sindaco (e fratello del presidente della Gorghense) Firmino Vettori aveva deciso di chiamare i carabinieri. Provvedimenti del giudice sportivo? Poco o nulla. Nessuna ammenda per le società, solo una squalifica leggera per il mister della Gorghense e l’inbizione per un dirigente del Mestre.
Domenica scorsa, invece, è andata molto peggio a Gorgo, durante la sfida tra Gorghense e un’altra squadra lagunare, il Burano. Nel recupero, sotto di un gol, la Gorghense s’infuria dopo che un proprio giocatore subisce un brutto fallo a centrocampo; gli animi si scaldano in campo e, ancora una volta, in tribuna, dove stavolta scoppia un rissone generale tra le due tifoserie. I giocatorri del Burano, a quanto pare, decidono di spostare la lotta dal campo alle tribune e si accalcano alla rete; secondo alcune testimonianze con l’intenzione di partecipare alla battaglia in difesa dei proprio tifosi. “Scene da far west”, stando a quanto ci è stato detto. La partita è stata dunque sospesa in pieno recupero, e oggi è arrivato il verdetto del giudice sportivo sul ricorso presentato dalla Gorghense. Eccolo:

GARE DEL 6/ 4/2014

DECISIONI DEL GIUDICE SPORTIVO

gara del 6/ 4/2014 GORGHENSE-BURANO

Dal referto arbitrale emerge quanto segue: al 46′ del 2′ tempo l’Arbitro interrompeva il gioco in quanto il giocatore Da Lio Mattia (soc. Burano), appena sanzionato con il cartellino rosso, cercava di scavalcare la recinzione che divide il campo dagli spalti, in quanto sugli stessi aveva avuto inizio una rissa tra alcuni sostenitori delle due società. Lo stesso giocatore, non riuscito a superare la re cinzione, cercava di colpire i tifosi al di là con dei calci. A nulla sono valsi i tentativi del capitano del Burano a calmarlo. Alcuni giocatori del Burano, non meglio identificati dall’Arbitro, si avvicinarono a loro volta alla recinzione a sostegno dei propri sostenitori.
Il direttore di gara, avvisando una situazione di pericolo per tutti i presenti, chiese al dirigente del Burano l’intervento delle forze dell’ordine e, ritenendo non vi fossero le condizioni di sicurezza per il proseguo dell’incontro, decretava la fine della stessa con il triplice fischio finale. Precisa l’Arbitro che l’interruzione è  avvenuta al 46′ del 2′ tempo, e che non erano pertanto stati disputati 3 dei 4 minuti di recupero segnalati.

-accogliere il reclamo della soc. Gorghense;

-sanzionare la soc. Burano con la punizione sportiva della perdita della gara con il punteggio: GORGHENSE-BURANO 3–0;

-infliggere alla stessa l’ammenda di euro 80,00.

Non si addebita la tassa reclamo.

PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI

In base alle risultanze degli atti ufficiali sono state deliberate le seguenti sanzioni disciplinari.

A CARICO DI SOCIETA’

PERDITA DELLA GARA: BURANO
vedi delibera

AMMENDA

Euro 80,00 BURANO

C’è chi invoca la recidività della Gorghense, protagonista di piccoli disordini tre settimane prima contro il Mestre. Altri invece fanno notare che erano ospitate in entrambi i casi due società lagunari; e si sa, pur non essendoci dei veri e propri gruppi organizzati, i supporters di alcune squadre si fanno notare sia in casa che in trasferta. Noi, non essendo presenti, non possiamo esprimerci sui fatti e sulle colpe dei protagonisti in campo e fuori. E del resto non ci dovrebbe interessare (anche se, di fatto, va a falsare un campionato) visto che parliamo di un’altra categoria…
Ma ci interessa fare un confronto con le pesanti pene inflitte al Treviso. I fatti di Gorgo (quelli sì TUTTI ben documentati…) hanno avuto come protagonisti tifosi e anche giocatori (!) di entrambe le squadre in fatti ben più gravi di quelli che hanno coinvolto il Treviso a Cornedo. E parliamo solo di Cornedo, visto che a Cassola, in campo e sugli spalti non è successo niente. Sì, perchè se qualcosa c’è stato si è verificato fuori, a quanto pare senza che l’arbitro vedesse, e mentre tutta la tifoseria (entrata allo stadio regolarmente, pagando il biglietto) stava pacificamente festeggiando sulla rete, insieme alla squadra, una vittoria meritatissima. Dopo Cornedo 350 euro di multa e un turno a porte chiuse (dunque con un doppio danno economico dovuto ai mancati introiti per gli spettatori paganti) per lo “sconfinamento” dei tifosi nella zona spogliatoi, causa le provocazioni (peraltro punite in modo blando) dei giocatori di casa dopo il gol vittoria di Bellotto;  dopo i misteriosi “fatti” di Cassola, 500 euro (!) di multa e un -2 in classifica che va a falsare il campionato, sia in ottica primo posto che play-off. Una sproporzione troppo lampante, che non può trovare giustificazione nella categoria di differenza (Promozione e Prima categoria).
A far la differenza, invece, sono il Treviso e i suoi tifosi, due “vittime” troppo facili da colpire. Che contro i biancocelesti ci sia un’attenzione morbosa lo si era capito già durante la gara disputata senza pubblico (Treviso-Mussolente), quando tutto lo stato maggiore del Crv – almeno stando ad alcune cronache locali –  si era presentato al Tenni per controllare che le disposizioni sul turno a porte chiuse fossero seguite punto per punto.
Per quanto riguarda gli arbitri, poi, si è soliti dire che, subendo la pressione, finiscano per favorire la squadra più forte e/o blasonata. Il Treviso, ancora una volta, sembra l’eccezione, come dimostra la condizione arbitrale di domencia scorsa: incredibile la minaccia di sospensione della gara (!) per fischi, annunciata durante l’intervallo. Se il problema era il fischietto di un singolo molestatore in tribuna (magari appartenente al numeroso gruppo arrivato da Sandrigo, dotato anche di trombette), non l’ha sentito nessuno; se il problema erano i fischi per la schizofrenica conduzione della gara a cavallo dei due tempi (falli fischiati a senso unico e altre decisioni irritanti quanto inutili, come andare a redarguire Bortolin perché stava battendo un banale rinvio dal fondo due metri più a destra del vertice dell’area piccola!), la “minaccia” suona ancora più ridicola. Tutto, di questo accanimento terapetutico contro il Treviso, è ridicolo.

P