La consueta rubrica L’analisi biancoceleste questo giovedì non verrà pubblicata; questo non perchè non ci riguardano più le sorti della squadra di mister Zanin, che ha finora compiuto un inizio di campionato da sogno, ma perchè ogni tanto è giusto fermarsi per riflettere su cose più importanti di una partita di calcio; vi invitiamo quindi a leggere questo articolo apparso sul sito de L’Arena. E meditare.
Tifoso picchiato dalla polizia, 150 ultrà al via del processo
LESIONI. Otto agenti sono accusati di aver aggredito il giovane sei anni fa in stazione, mentre stava risalendo sul treno. Ferito alla testa, è stato in coma Ora ha problemi di funzionalità agli arti e difficoltà di parola È invalido al cento per cento
21/09/2011
Sono venuti da Cava dei Tirreni, Padova e Bergamo. C’erano anche gli ultrà dell’Hellas. Erano in 150 tifosi con i vari colori della loro squadra. Ma ieri fuori dall’aula del tribunale vestivano un colore solo, quello della solidarietà a Paolo Scaroni. Appariva inverosimile ieri nel cortile del tribunale che tifosi tradizionalmente ostili sugli spalti con cori, sfottò e perfino scontri, si ritrovassero davanti ad un’aula di tribunale a stringersi la mano per uno di loro, picchiato dagli agenti della polizia. C’era anche lui, Paolo Scaroni, vittima di quella domenica d’inferno, arrivato a Verona da Brescia coi genitori, tutti costituitisi parti civili. Magro, zoppicante, con un lievissimo disturbo nel linguaggio, Paolo ha sempre avuto vicino i suoi amici da quando è successo quel pestaggio cinque anni fa. Fin dal tempo del ricovero in borgo Trento, i tifosi del Brescia lo incoraggiavano con cori e canti sotto le finestre della stanza dell’ospedale. Ne ha prese tante, dicono le carte processuali, il 24 settembre 2005. Gli hanno sfondato il cranio. «Affondamento temporale destro», riporta esattamente il capo d’imputazione, «Stavo salendo sul treno dopo aver preso un panino da Mc Donald’s alla stazione. Ero solo, mi hanno buttato a terra a pancia in giù e mi hanno colpito coi manganelli» ha ribadito ieri. E ancora: «Quando mi sono rialzato sono salito in treno mi sono messo le mani nei capelli e ho visto che erano piene di sangue. Sono entrato in coma e poi il buio». Buio sulla sua vita: «Non ricordo nulla della mia adolescenza». Buio sul futuro: «Menomazione della funzionalità degli arti, gravi difficoltà nella favella», recita il capo d’imputazione. Buio anche sull’amore: «La mia compagna mi ha lasciato. Perchè? Lei continuerebbe la relazione con un invalido?».
Da ieri agli agenti imputati Luca Iodice, Antonio Tota, Massimo Coppola, Michele Granieri, Bartolomeo Nemolato, Ivano Pangione, Valdimiro Rulli, tutti appartenenti alla polizia di Stato in servizio al VII. reparto mobile di Bologna, si è aggiunto anche il collega Giuseppe Valente. Anche lui deve rispondere come i suoi colleghi di lesioni oltre che a Scaroni ad altri 22 tifosi del Brescia. Ci sono anche le aggravanti: le aggressioni sono state commesse da più di 5 persone. E ancora: sono state utilizzate armi. E l’ultima: gli agenti hanno violato «i doveri inerenti la funzione di pubblico ufficiale» è l’accusa.
È stato il collegio a dirottare l’ottavo imputato nel processo con gli altri colleghi nell’udienza lampo di ieri davanti al tribunale, presieduto dal giudice Dario Bertezzolo (a latere Silvestrini e Ferraro). Nessun disordine con la polizia e nessuna tensione fuori dal tribunale. In aula, c’erano solo Paolo Scaroni e i genitori, assistiti dall’avvocato Alessandro Mainardi e alcuni testimoni. Torneranno venerdì quando il processo continuerà davanti al collegio presieduto da Marzio Guidorizzi.
Quando l’udienza è finita, Paolo è uscito dall’aula tra gli applausi dei tifosi presenti che in coro urlavano «Vogliamo giustizia» e «Paolo sempre con noi». È uscito anche l’avvocato degli 8 agenti di polizia, l’avvocato Maura Rosciani di Ancona. «Non ci sono elementi agli atti che attestino la responsabilità dei miei assistiti», ha attaccato. E a chi ha avanzato sospetti su possibili intralci posti dalla stessa polizia alle indagini, il legale ha replicato che «non ci sono stati nè insabbiamenti nè depistaggi». Pronta la controreplica dell’avvocato di parte civile, Mainardi: «Si vede che Paolo si è fatto male da solo».
Nell’inchiesta resta un interrogativo. Gli imputati, sono solo agenti. Mancano, invece, i dirigenti della polizia che hanno dato l’ordine di caricare nella stazione di Porta Nuova. «Ora», dice Scaroni, «sono invalido al 100 per cento. E mi chiedo sempre: perché?».
Giampaolo Chavan