CastelloE anche quest’oggi we all follow el Treviso! Bella trasferta quella che stiamo per affrontare: Este è una cittadina molto graziosa, sicuramene meritevole di una visita turistica. Quindi svegli di buon’ora, sciarpa al collo e via verso la nostra destinazione!  Lo sentite il profumo di Treviso? Inebriatevi… Perché oggi è domenica e i ragazzi scenderanno in campo per una partita molto importante. Chi manca sbaglia!

Il Castello è dei Carraresi di Padova risale al 1339. All’interno della vasta cinta trapezoidale di mura merlate alla guelfa, intervallata da torri e inerpicantesi in parte sul colle dove sorge il mastio, vi è ora un bel giardino pubblico. Un palazzo cinquecentesco è sede del Museo Nazionale Atestino, una delle più importanti raccolte archeologiche dell’ Italia settentrionale. La parte storica della città è tra il castello e il canale d’Este, che delimita un rettangolo allungato. Nel Duomo, ricostruito nel 1708, fra le varie opere di pittura e scultura presenti nella nell’interno a pianta ellittica, si noti la tela “S. Tecla libera Este dalla peste del 1630” del Tiepolo. La chiesa romano-gotica di S. Martino ha un campanile pendente del 1293. Di un certo interesse la cinquecentesca chiesa di S. Maria delle Consolazioni o degli Zoccoli e la basilica di S. Maria delle Grazie ricostruita nel XVIII secolo (ricchi altari e una Madonna col bambino, bizantineggiante del ‘400). Belle vie a portici e ville antiche nel tessuto urbano.
Gran bollito alla padovanaDopo la visita ci dedichiamo alla nostra consueta mangiata esagerata. Siamo nella bassa padovana, zona inedita per noi “forchettari” al seguito della squadra. La conformazione del territorio, con i suoi colli, la pianura e i corsi d’acqua, offre una grande varietà di ingredienti: prodotti dell’orto e della vigna, animali da cortile, insaccati, frutti di stagione ed erbette spontanee di cui i colli Euganei sono fonte inesauribile, pesci d’acqua dolce e rane. Tra i primi spicca il riso, proposto in una ricca varietà di ricette, tra cui la più nota sono i risi e bisi, oppure con asparagi, radicchio e, in primavera, con i bruscandoli (germogli del luppolo). La polenta, qui come in tutta l’Italia settentrionale, è assai diffusa consumata con ogni cibo: tipica è la polenta fasoà, preparata con farina di granoturco bianco, strutto di maiale e zuppa di fagioli; con questo legume è tradizionale anche la pasta e fasioi. Una delle più importanti espressioni dell’identità gastronomica di queste terre è la corte, con il pollo, il cappone, la faraona, l’anatra, l’oca e il tacchino: il pollo fritto o ai ferri è un vanto delle trattorie collinari, il cappone è il sovrano dei pranzi natalizi e di fine anno. Infine il gran bollito alla padovana, nella versione codificata nel Seicento dall’alemanno Mattia Giegher, riunisce tutti questi generi di carne, accompagnato da salse, mostarde o senape ed è diffuso in tutto il padovano. Ma non si deve tralasciare l’oca in onto, cioè l’oca sotto grasso che le famiglie veneziane e padovane preparavano per conservare sufficienti scorte di carne nutriente e di grasso per l’inverno e che oggi si trova ancora nell’uso familiare e in determinate botteghe di tradizione. Nella fascia tra Este e Montagnana ha una grande rilevanza la lavorazione suina che offre, oltre al noto prosciutto berico euganeo, la soppressa, un grosso salame casereccio, e le luganeghe
Tra i dolci si ricorda lo “zaéto”, il “gialletto”, un biscotto che nasce come dolce povero, ma col tempo è diventato un componente della pasticceria secca diffuso in tutte le famiglie. Alle proposte della tavola si abbinano i generosi vini, già esaltati dal Petrarca al Ruzante, garantiti oggi dai Consorzi di vini DOC dei colli Euganei, di Bagnoli e di Merlara. Chiudiamo il nostro lauto pranzetto con un liquore e prepariamoci alla battaglia.
Conquistamo questi tre punti e conserviamo con le unghie e con i denti questo primo posto. Il Treviso avrà tutto il sostegno dei suoi tifosi al seguito!
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