Pini Diquingiovanni
Due presidenti per due Treviso

Più o meno un anno fa, pochi giorni dopo la promozione in Eccellenza sigillata dal successo contro il Passarella, il sonno dei tifosi biancocelesti era stato turbato per un paio di settimane dalla chiacchierata fusione tra il Nervesa di Sandri e l’Fc Treviso di Corvezzo. Pur essendosi (come prevedibile) sgonfiatosi tutto, avevamo comunque chiuso la vicenda sottolineando che il pericolo di ritrovarci con due Treviso era destinato a ripresentarsi in futuro fintanto che il marchio del vecchio Treviso Fbc fosse rimasto nelle mani di Corvezzo. Come volevasi dimostrare, finito questo disastroso campionato di Eccellenza (c’è anche chi ha il coraggio di dire che l’ottavo posto con esclusione dai play-off sia in linea con gli obiettivi iniziali), mentre intorno alle vicende del nostro Treviso calava il solito, inquietante silenzio primaverile, nuovi, imprevedibili protagonisti calavano in città.

DIQUIGIOVANNI E IL NUOVO TREVISO Solo che questa volta non si tratta di fumose cordate composte da mister X più o meno locali: il vicentino Lino Diquigiovanni è uno che ha dimostrato non solo a parole ma con i fatti di poter gestire con ottimi risultati un club dilettante, portandolo tra i professionisti e ad un passo dalla Serie B. Il club in questione è il Real Vicenza, seconda squadra del capoluogo berico nata nel 2010 dalla fusione di tre piccole realtà locali (Leodari Sole, Cavazzale e Real Vicenza-Laghetto). Due stagioni in Eccellenza (vittoria ai play-off e Coppa Italia Dilettanti), uno in Serie D (play-off e ripescaggio in Lega Pro) e dunque due stagioni nei professionisti (in Seconda divisione e l’ultima nella Lega Pro Unica), con la squadra a lungo nelle posizioni nobili della classifica. A questi successi, tuttavia, ha fatto riscontro uno scarso interesse del pubblico vicentino, che ha continuato a seguire con gli stessi numeri quel Vicenza che Real lo è stato davvero, sfiorando lo scudetto sul finire degli anni ’70. Normale, dunque, che Diquigiovanni abbia deciso di dirottare i propri ingenti investimenti verso altri lidi in grado di garantirgli un ritorno d’immagine e introiti maggiore.
Ma sulla decisione potrebbe aver avuto un peso determinante anche la rinascita del ripescato Vicenza. L’ascesa del Real Vicenza era coincisa con il momento di maggior difficoltà della prima squadra cittadina, retrocessa dalla Serie B e iscritta per il rotto della cuffia in Prima divisione, con tanto di penalizzazione. In quei mesi non pochi avevano individuato nel Real Vicenza il futuro del calcio vicentino in caso di fallimento degli altri biancorossi; altri avevano acclamato lo stesso Diquigiovanni come nuovo proprietario. Tuttavia il Vicenza, a differenza di Treviso, VeneziaMestre o lo stesso Padova, è sopravvissuto alle difficoltà economiche e ha ricevuto nuova linfa vitale dal discusso ripescaggio in Serie B, seguito dall’ancora più clamoroso campionato da protagonista che, classifica alla mano, lo pone come favorito numero uno per il terzo posto in Serie A. Anche questo, forse, oltre alla scarsa affluenza di pubblico, ha convinto Diquigiovanni a cercare fortuna altrove, lontano dal capoluogo, o provincia o regione.
Ecco come l’imprenditore, interpellato qualche giorno fa dalla tribuna di Treviso, ha motivato il suo interesse per Treviso: «A Vicenza la nostra realtà non ha futuro, il Real al Menti in C fa poche centinaia di spettatori, che senso aveva continuare in quel modo? Dopo il girone di andata eravamo primi, alla fine siamo arrivati settimi. Mi sarebbe piaciuto trasferirmi a Valdagno, che fra l’altro è la zona dove sono nato e cresciuto, purtroppo non ha strutture adeguate; mi hanno interpellato Trieste, troppo lontano, ed un altro comune vicentino ma io punto su Treviso. Voglio creare squadra e società trevigiane, partendo da una Lega Pro che il prossimo anno avrebbe tanti club veneti, per cui godrebbe di grande popolarità, con un progetto che preveda almeno la B ma anche la A, perché no? Ho idee serie, solide, i mezzi economici non mancano. Ed una volta completato il piano potrei anche mollare la società in altre mani, no problem». E sulla convivenza “forzata” con l’Acd Treviso, Diquigiovanni glissa ammettendo che «preferirei avere campo libero ma se vogliono andare avanti lo possono fare, anche se c’è da chiedersi che senso avrebbe. Io sono qui con il mio progetto, una Lega Pro d’avanguardia costa 2.5-3 milioni e le nostre gestioni sono sempre state oculate, il bilancio è sano». Il referente trevigiano del futuro Fbc Treviso (o Fbc Biancoceleste Treviso, o Real Treviso), sarebbe, ironia della sorte, proprio Marcello Totera, ormai ex presidente dell’Acd Treviso.

L’ADDIO DI TOTERA E LA “RISPOSTA” DI PINI Le dimissioni dell’avvocato durante il CDA (dell’Acd Treviso) di ieri erano prevedibili, di fatto anticipate dalla sua uscita pubblica a favore di Diquigiovanni; e del resto era stato proprio lui, qualche settimana fa, a parlare di una cordata vicentina interessata al Treviso. In ogni caso, l’uscita di scena era nell’aria da tempo dopo un campionato da “separati in casa”. Le piccanti interviste rilasciate da membri della dirigenza quando nelle scorse settimane hanno ufficializzato quello che da almeno 6-7 mesi era un segreto di pulcinella: l’Acd Treviso e, o meglio è stata, una società spaccata in due frange, che in sostanza si sono contrapposte su alcuni nodi cruciali, come l’esonero di mister Tentoni. Totera su questo punto (e altri?) si è trovato in minoranza, dunque era abbastanza scontato che con il “regolamento di conti” di fine campionato fosse proprio l’avvocato-tifoso, fondatore della società, il primo a farsi da parte. Ieri è stata sancita la rottura definitiva, una divisione che ha sicuramente ha avuto il suo peso sulla non riuscito del progetto Eccellenza 2014/2015, senza per questo alleggerire le colpe dei giocatori, che ben più degli allenatori restano i maggiori colpevoli del flop. Non sorprende, dunque, che le due “fazioni” abbiano portato avanti due progetti contrapposti per il futuro del calcio biancoceleste. Totera si è già detto disponibile a ricoprire un incarico nell’ipotetico Fbc Treviso di Diquigiovanni, rivelando di aver sottoposto a suo tempo la questione al resto dell’Acd Treviso, ricevendo purtroppo una risposta negativa.
E alla vigilia del CDA di venerdì pomeriggio Paolo Pini, per ora presidente pro tempore, ha ribadito il concetto con un comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale e ripreso dai quotidiani: «Il Treviso è, e resta, in mano ai trevigiani quindi andremo avanti per la nostra strada. Domani, venerdì 22 maggio abbiamo in calendario un CDA e da questo vertice usciranno le strategie future della nostra società che a livello tecnico prevede l’arrivo di Carlo Casagrande, ex diesse di Nervesa e Opitergina e in panchina Massimo Susic, ex bandiera dell’Fbc Treviso degli anni ’90. Per quanto riguarda la società, la settimana prossima alzeremo il sipario e quindi per il momento non posso anticipare nulla ma posso solo dire che sarà ufficializzato l’ingresso di alcuni imprenditori stimati sia a livello politico che imprenditoriale e forti economicamente e il nostro obiettivo è di arrivare in serie D al più presto ma soprattutto di riportare entusiasmo attorno al calcio Treviso. Quello che farà il Real Vicenza, francamente a noi non interessa perché viaggeremo su due strade parallele e in comune potremmo avere solo lo stadio». Le indiscrezioni riportate dai quotidiani locali confermano i rumors circolanti dalle settimane precedenti. Tra i nuovi soci potrebbe esserci Moreno Sartorato, ex presidente della Rovere (e futuro presidente del’Acd Treviso), minuscola realtà cittadina portata in pochi anni dalla terza categoria alla Promozione, salvo mollare tutto l’estate scorsa, ufficialmente per contrasti sull’affitto e gestione dello stadio Tenni (qualcuno ricorderà il botta e risposta con l’assessore allo sport Ofelio Michielan).
Inutile dire che, dopo una stagione così deludente e le lusinghe esercitate dal progetto Diquigiovanni, la presentazione del nuovo organigramma societario dovrà avvenire il prima possibile per convincere anche i tifosi più scettici. Ovviamente noi (e, pensiamo, la maggioranza dei tifosi) continueremmo a seguire l’Acd Treviso (quella società che ha permesso di continuare una storia pluricentenaria), nonostante le due categorie di differenza e un altro campionato di Eccellenza non certo allettante come lo sarebbe stata una Serie D. Dopo la ripartenza della Promozione avevamo detto che la risalita verso quarta serie nazionale doveva essere la più rapida possibile: il primo anno è andata bene, il secondo, nonostante una situazione societaria apparentemente migliore, è stato un mezzo flop, perché se ti chiami Treviso e ti presenti ai nastri di partenza con uno dei budget più alti della categoria non puoi permetterti di arrivare ottavo, salvandoti matematicamente a poche giornate dal termine. Inaccettabile, perché con campionati come questo il futuro del calcio Treviso e dello stadio Tenni rimane avvolto nelle nebbia. La società, a cominciare dall’ormai ex presidente Totera, va sempre ringraziata per gli sforzi fatti, ma quest’anno di errori ne sono stati fatti troppi e i risultati ne sono la prova lampante. E adesso, purtroppo, non si può più sbagliare. Altrimenti scambi di titoli sportivi, trasferimenti, fusioni e altre soluzioni poco piacevoli potrebbero un giorno diventare l’unica soluzione per salvare il calcio Treviso e lo stesso Tenni, costantemente messo in discussione dai soliti politicanti senza idee…

3 thoughts on “DOPPIO TREVISO AL TENNI L’incubo diventa Real…tà? Diquigiovanni fa sul serio

  1. Via Totera ! Meno male era ora che torni a fare il tifoso perché il calcio non è affar suo .grazie

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