Treviso in festa Trainspotting
     …EORA VINSI E N’DEMO VIA… Il Treviso scaccia i gufi ed esce dalla… palude dei campionati regionali

È passato solo un mese dal “D-Day” del Treviso, il giorno che ha posto fine a un maledizione lunga dieci anni. Eppure sembra trascorso molto più tempo, complice  il clima da cambiamento che si percepiva prima ancora che finisse il campionato. Il Day after la promozione, sui quotidiani le prime indiscrezioni sui nuovi ds e mister affiancavano le foto della festa di giocatori, staff e dirigenza in campo. Le settimane seguenti sono state un susseguirsi di rumors, con i tifosi ormai già focalizzati nelle discussioni sul futuro della squadre i programmi futuri… fino alle solite richieste su rapide scalate d’altri tempi verso le categorie suoperiori. La vittoria del campionato è così passata in secondo piano, mentre a due settimane del trionfo, di fronte a pochi intimi, si svolgeva in un’atomosfera a tratti malinconica la festa promozione in occasione dell’amichevole l’Arzignano Valchiampo. Se non altro i presenti hanno assistito all’ottima prova di una squadra finalmente libera dal macigno emotivo che nelle ultime partite le stava costando il primo posto…

Un percorso che sarebbe stato bello raccontare anche su forzatreviso e il suo forum, purtroppo la situazione creatasi dopo la ripartenza post Covid ha determinato un distacco dei tifosi. Da tempo i forum sono stati soppiantati dai social, ma nel caso del Treviso hanno pesato i lunghi mesi di inattività dovuta allo stop dei campionati; un anno e mezzo in cui l’illusoria ripartenza dell’estate 2020 in Promozione, quella del miglior avvio di sempre (5 vittorie su 5) è stata vanificata dalla sospensione e in seguito cancellazione del campionato. La mazzata definitiva si potrebbe individuare nello scoramento generale provocato dal disastroso – ma non troppo sorprendente – inizio di campionato di Eccellenza nella stagione 2021/2022: a una campagna acquisti apparsa fin da subito incompleta in attacco sono seguiti i pessimi risultati iniziali, culminati con il tragicomico 3-3 subito in rimonta nei dieci minuti finali di Istrana.
Nonostante i rinforzi, l’inevitabile cambio di allenatore e l’ennesima rimonta incompleta (con il secondo posto e i play-off raggiunti all’ultimo solo grazie al rallentamento col freno a mano tirato del Sandonà) tutto si è concluso con l’atroce finale dei tre rigori sbagliati nello spareggio contro il Montecchio Maggiore. Una vendetta del karma per quella vittoria “rubacchiata” nel gennaio 2011 in 11 contro 8 all’ultimo secondo di recupero con la zampata del “cobra” Massimo Perna?
Purtroppo la 2021/2022 è stata solo l’ennesima stagione iniziata male e finita peggio, frutto di errori iniziali. Un parallelo si potrebbe fare con l’Eccellenza 2015/2016: altro mercato dispendioso ma incompleto, partenza negativa, l’inserimento di giocatori in corsa con ribaltone in panchina, un cammino in rimonta fatto anche di occasioni sprecate per ritrovare la vetta solitaria, fino alla beffa della finale regionale contro, ironia della sorte, quel Passarella appena diventato Sandonà e battuto nella finale play-off della Promozione due anni prima.

L’oblio in cui era caduto nuovamente forzatreviso con il suo forum non ha permesso di commentare l’amaro epilogo del Mercante… ma nemmeno la trionfale seppur tormentata cavalcata verso la Serie D di un anno dopo. Se da una parte dispiace, perché la squadra e i maggiori protagonisti avrebbero meritato il giusto tributo “in tempo reale”, dall’altra va considerato che quella appena concluso è stato un campionato particolarmente stressante, in cui tutto e tutti sono stati portati all’estremo. Mai come in questa stagione in cui il Treviso si è ritrovato a comandare dalla prima giornata si è capito, paradossalmente, quanto fosse diventato difficile vincere in questa piazza, anche con una squadra nettamente superiore alla concorrenza.
Nel momento peggiore della squadra è tornata alla ribalta, come succede ciclicamente, la questione dello stadio Tenni. Un fattore di disturbo prevedibile in vista delle elezioni comunali. Pur essendo abituati da anni a certi tipi di attacchi, sarebbe stato veramente difficile trattenersi nel commentare le idiozie scritte sullo stadio, il Treviso e i suoi tifosi.

A febbraio, in affanno e falcidiata dagli infortuni, la squadra aveva perso – seppur per una sola settimana e con una partita in meno – la vetta solitaria a favore di una Godigese in forma strepitosa (nella prima dell’anno i biancocelesti erano stati surclassati), Sette giorni dopo, ecco la svolta decisiva. Con la vittoria a Sandonà il Treviso ha ritrovato la vetta a quota 50 punti. A quel punto i biancocelesti si sono messi in trincea: una settimana dopo ancora brividi al Tenni contro il Calvi Noale dell’ex Pasha, in gol dal dischetto del rigore. Quella domenica i tifosi se la sono vista brutta, ma l’eurogol di Sottovia nel finale di gara ha tenuto a galla i biancocelesti. Anche se per un solo punto la vetta solitaria è stata riconquistata e mantenuta fino alla conquista della D.

Nel frattempo, fuori dal campo, sono continuate le polemiche sul futuro dello stadio Tenni. Non vale la pena neanche perdere tempo a raccontare le argomentazioni degli aspiranti “demolitori”, impensabile ogni tipo di confronto contro chi vorrebbe distruggere il sacro tempio del calcio trevigiano con proposte senza senso e raccontando fandonie come quella sui 200 spettatori per il Treviso ogni due settimane. Ai tifosi conviene scegliere la strada dell’indifferenza, con un sorriso beffardo nel ripensare al 23 aprile e alla delusione di questi e tanti altri… gufi.

Tutti in posa con il gufo
Il gufo, protagonista assoluto della festa promozione in Serie D (FotoStampa Treviso)

E qui veniamo dunque al capitolo più importante, quello della vittoria decisiva contro il Giorgione, a quel triplice fischio finale che poco prima delle delle 17,30 di domenica 23 aprile 2023 ha restituito dignità ai tifosi e alla città di Treviso… Poco dopo mister Enrico Cunico ha alzato il famoso gufo verso la tribuna, portando l’indice davanti alla bocca come a voler zittire i tanti detrattori. Durante la stagione frequenti erano stati i battibecchi del vulcanico tecnico di Caldogno, che dopo il passo falso contro l’Istrana si era reso protagonista di una conferenza stampa alla Malesani.

A molti il gesto non è piaciuto, ma sotto un altro punto di vista l’ormai famoso “gesto del gufo” è stata una trovata che ha colpito nel segno se pensiamo a quanto i tifosi hanno sperimentato in questi dieci anni di agonia che hanno fatto gioire molte persone, a Treviso e in provincia… tra campionati sfuggiti per poco e umiliazioni che, seppur rimosse dal nostro inconscio, rimarranno nella storia del Treviso calcio nella forma di terrificanti statistiche. Il riferimento è alle due stagioni in Eccellenza (2016/2017 e 2018/2019) in cui il Treviso è diventato lo zimbello d’Italia. In mezzo ai disastri societari effimere e illusorie gioie come la conquista del Trofeo Regione Veneto di Promozione 2017/2018.

Nel 2019 la creazione del consorzio sembrava l’inizio di una nuova epoca, ma era ancora troppo presto per gioire. Il terzo campionato di Promozione in sei anni è stato molto deludente, il resto l’ha fatto il Covid rinviando il primo salto di categoria di un anno e mezzo. E dopo il trauma della già citata stagione 2021/2022, la vittoria di questo campionato di Eccellenza era l’unico risultato possibile. L’ennesimo fallimento sportivo avrebbe avuto conseguenze devastanti per il futuro del Treviso calcio? Un interrogativo che ha tormentato più volte i tifosi quando la squadra sembrava a un passo dal baratro. Ma non c’erano alternative al successo, non è un caso se la società ha dichiarato senza nascondersi quale fosse l’obiettivo. Mai come in questa stagione tutto sembrava una questione di vita o di morte, dunque si può capire come ogni situazione sia stata portata all’estremo, anche quando è arrivato il momento di festeggiare.
Non esiste giustizia nel calcio, ma sarebbe stato davvero crudele non vincere questo campionato: l’anno della vetta solitaria ritrovata a 11 anni dal missile di Torromino a Montichiari e dei record che probabilmente resteranno ineguagliati per chissà quanto. Il Treviso a inizio stagione – ancora una volta con mister Cunico – aveva demolito il già citato record in avvio (5 su 5), cancellato dall’annullamento del campionato. Tra settembre e ottobre 2022 i biancocelesti hanno registrato la miglior partenza di sempre: 6 successi iniziali, dieci risultati utili di fila (un solo pareggio, lo 0-0 interno contro un Sandonà dominato), con 25 gol fatti e 2 soli subiti. Poi il calo fisiologico e la clamorosa batosta interna con la non irresistibile Pievigina (4-2, 0-3 a fine primo tempo) seguita da altre due sconfitte e un pari in tre partite.
Una crisi del genere in una piazza costantemente sull’orlo di una crisi di nervi non poteva che portare conseguenze negative e aumentare la pressione su una squadra che sembrava viaggiare sul velluto, trascinata dalla prodezze di Dario Sottovia.

Sottovia esultanza contro la Liventina
“RE DARIO” L’esultanza di Sottovia dopo il rigore realizzato nel finale di Liventina-Treviso (FosoStampa Treviso)

Ed ecco l’altro record, perché il bomber già idolo e trascinatore (ironia della sorte) del Mestre nel biennio 2016-2018 tra Serie D e C, dopo aver raggiunto a dicembre lo score personale di 250 gol in carriera è diventato il miglior marcatore in un campionato nella storia del Treviso calcio. Con 33 gol finali ha disintegrato il record di Maran II (26 gol) che resisteva dalla Serie C 1938/1939.
No, non si poteva perdere questo campionato. Sottovia è stato uno dei principali trascinatori della squadra, ma chi si sarebbe aspettato un bottino simile? Le qualità dell’attaccante padovano sono note, ma le statistiche meno brillanti degli ultimi anni in D ed Eccellenza non avevano convinto tutti sulla bontà del suo acquisto. Invece Sottovia ha sorpreso i più dubbiosi, con gol pesanti, a volte ma spettacolari ma soprattutto decisivi. E senza la traversa a fermare quella rovesciata contro il Portomansuè al Tenni staremmo parlando di un altro gol dell’anno, come quello realizzato con la maglia del Trento qualche anno fa.
Non vanno dimenticati, ovviamente, i 16 gol del compagno di reparto Francesco Posocco, anche lui decisamente sopra le aspettative. Altro record: con 49 gol totali i due sono diventati la coppia d’attacco più prolifica di sempre, scalzando il duo Zian-Persi (22+20) che resisteva dalla Serie C 1949/1950. Altra categoria, altra epoca, ma la storia è storia.
E anche se infortuni e cambi di modulo penalizzanti lo hanno “relegato” in panchina e sotto la doppia cifra, un grande merito per la prolificità dell’attacco va dato ad Agostino Marcolin, specialista negli assist oltre che buon realizzatore, “eroe silenzioso” passato quasi in secondo piano. Inizio sfolgorante e gol decisivi come nel turno infrasettimanale con lo Spinea o in zona Cesarini contro l’Arcella, ma soprattutto un impatto devastante nel finale delle partite che hanno deciso il campionato.
Con tre attori del genere gli altri compagni di reparto hanno faticato a trovare spazio. Curioso il percorso del classe 2000 Pasha, che per caratteristiche fisiche era l’unica prima punta “di peso” in rosa. Dopo le incertezze nei primi, brevi spezzoni di gara era riuscito a rendersi protagonista di buone prestazioni, segnando anche gol importanti. Quello del momentaneo 1-1 nella sconfitta interna contro il Borgoricco Campetra (un tiro da fuori area finito sotto l’incrocio dei pali) è stato uno dei più belli segnati dal Treviso, mentre il guizzo nel recupero a Piove di Sacco ha fatto guadagnare un punto allora parso deludente ma risultato decisivo per finire il campionato un punto sopra il Calvi Noale… la squadra che ha accolto Pasha dopo l’addio al Treviso. Il suo sostituito, il più esperto Giovanni Guccione, è stato inserito nei minuti finali in molte partite faticando più del previsto la via del gol, anche se uno decisivo, quello che poteva essere il più importante della stagione, l’aveva segnato proprio nel recupero a San Polo, contro il LiaPiave. Purtroppo il gol è stato annullato per un fuorigioco inesistente.

E così, dopo dieci anni di agonia e una stagioni di tormenti si è arrivati alla settimana da incubo che ha preceduto il decisivo derby con il Giorgione. Una via crucis per tanti tifosi, inquietudine e nervosismo alle stelle, giornate piene di cattivi pensieri; una sofferenza iniziata già nel post partita a San Polo con le facce smarrite di alcuni giocatori durate il terzo tempo organizzato dai tifosi. In quei momenti la delusione era tale che qualcuno ha messo in dubbio la sua presenza per l’ultima partita, perché dopo tanti anni di amarezze sarebbe stato troppo duro assistere a un’altra beffa, la peggiore.
Purtroppo nelle ultime partite la pressione si è fatta sentire sempre di più su una squadra apparso subito irriconoscibile, incapace di gestire anche i palloni più semplici. Ne sanno qualcosa le due menti del centrocampo, Malagò (arrivato nella piccola rivoluzione di dicembre) e De Poli. Al Samassa di Motta di Livenza il campo pieno di buche non ha certo aiutato i due giocolieri e la squadra. Una partita densa di significati per il battagliero Alex Soncin, una vita calcistica in biancoverde prima di passare al Treviso. Purtroppo gli infortuni che un anno prima gli avevano fatto saltare l’inizio di campionato lo hanno tormentato per tutta questa stagione e solo nel finale ha trovato continuità, risultando comunque decisivo da subentrante. Le sue scorribande nel finale di Treviso-Giorgione hanno contribuito a stoppare ogni velleità di rimonta dei rossostellati.
Gli infortuni, del resto, sono stati una costante che ha contribuito a rendere più impervia la salita verso la Serie D. Ne sanno qualcosa anche i due bellunesi Masoch e Mosca. Il primo, tra i pochi confermati nell’estate 2022, è stato uno dei lungodegenti dell’infermeria biancoceleste. Il primo infortunio di Mosca, invece, ha pesato tantissimo sugli equilibri della squadra e la sua assenza è coincisa con la prima crisi di risultati. Anche Boscolo Berto, senza ombra di dubbio il cardine per la miglior difesa del girone B, ha passato quasi due mesi fuori dal campo. Nei primi mesi del 2023 oltre al confermato Simone Salviato, capitano, è risultato decisivo l’innesto di Nicolò Severgnini, arrivato nel mercato di dicembre per garantire un’alternativa di esperienza a mister Cunico. Alla fine l’unico elemento praticamente fisso nel reparto più colpito da infortuni e squalifiche è stato il classe 2004 Shukolli, che ha vissuto i momenti più difficili nel trittico finale, quando la tensione, come abbiamo visto, ha mandato in tilt anche compagni più esperti.
Sulle fasce, il mercato di dicembre aveva visto il discusso addio di Tiberio Granati, anche lui passato a una diretta concorrente per la vittoria, il Portomansuè. Al suo posto ecco Boron, esterno sinistro con un passato in Serie C arrivato dal Sona insieme a Simeoni. Il primo, con caratteristiche diverse dal predecessore, si è inserito bene mostrando quelle qualità che l’hanno fatto competere per anni in Serie C e D, ottima spinta e un buon piede mancino. Simeoni, centrocampista centrale dal fisico possente, dopo un inizio sfavillante nel 2023 sembrava aver perso un po’ della brillantezza iniziale, ma è risultato comunque decisivo in due partite chiave: il vantaggio iniziale sul Calvi Noale e il gol vittoria contro il Caorle.
Infine, il capitolo under. Stefani, reduce da un ottimo campionato nel giovane Sandonà che aveva conteso il primo posto al Portogruaro per gran parte del campionato, è stata una conferma. La sorpresa più grande è stata la solidità del portiere classe 2003 Lombardi, impiegato da titolare per quasi tutta la stagione. In questo decennio tra Eccellenza e Promozione la scelta di un portiere under è stata spesso problematica, perché la pressione a Treviso si fa sentire e le prime vittime esposte a errori decisivi sono i difensori e i portieri. Lombardi, reduce dalla positiva esperienza con il Dolomiti Bellunesi in Serie D, non ha sfigurato in una piazza sicuramente più difficile ed esigente. L’unica vera “uscita a vuoto” l’ha vissuta ko interno con il Portomansuè. Per il resto tante prestazioni convincenti e parate decisive che hanno tenuto a galla il Treviso nelle partite più sofferte, come quella di Motta di Livenza.

È stata questa la vittoria decisiva nel rush finale? Probabilmente sì. Senza quei tre punti ottenuti nel recupero in che stato mentale una squadra già provata nelle emozioni si sarebbe presentata al Giol,
dove gli ex in cerca di rivalsa stavano già preparando la loro “festa” al Treviso? Il caso LiaPiave è emblematico di quanto sia stato difficile uscire dal pantano di questi campionati più provinciali che regionali, visto che sia in Eccellenza che Promozione, a parte la parentesi “vicentina” della stagione 2013/2014, la maggior parte delle squadre sono sempre state trevigiane.
I gialloblu erano salvi da tempo e fuori dai play-off, reduci da un pari e due sconfitte; clamorosa quella in casa dell’Istrana, dall’1-3 al 4-3 nella parte finale di gara. Il 16 aprile, contro il Treviso, abbiamo visto una squadra indemoniata e le smodate esultanze di qualche ex dal dente avvelenato, un seguito dell’antipasto di coppa di qualche mese prima. Nell’ultima giornata nuovo ko in casa del Limana Cavarzano.
Questo dimostra che non è ci stato regalato nulla, soprattutto da quella provincia che negli anni bui ha trasformato ogni partita contro il Treviso in una finale di Champions. Nel futuro prossimo, senza l’ossessione per la vittoria che ha tormentato la piazza per dieci campionati consecutivi, il primo obiettivo sarà garantire una stabilità societaria. Quanto abbiamo sperimentato in passato a Treviso negli anni della doppia promozione, le recenti retrocessioni in Serie D di piazze importanti come il Mantova e i guai societari di club come il Pordenone sono la conferma che il salto dei professionisti si può fare solo con una programmazione perfetta e sbagliando il meno possibile, senza fare il famoso passo più lungo della gamba.
Per quanto riguarda la conferma dei giocatori che hanno conquistato la D, bisogna tener conto che tra Eccellenza e Serie D il salto è molto più ampio di quello tra le categorie regionali. Nell’ultimo girone C della Serie D, a parte la Virtus Bolzano, le altre neopromosse sono finite ai play-out: Montecchio Maggiore, Torviscosa, Portogruaro e Villafranca Veronese, con le ultime due retrocesse in Eccellenza.
Il Treviso dopo aver tanto faticato per trovare la Serie D non può permettersi di tornare subito all’inferno. In rosa ci sono elementi hanno già fatto ottimi campionati di Serie D, ma per fare un campionato tranquillo serviranno rinforzi importanti e soprattutto molti under di qualità.

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