PATTO D'ACCIAIO. Corvezzo affida le chiavi del Treviso a Zanin: non se ne pentirà.Quasi un anno fa, il Treviso si avviava a concludere a metà classifica il primo campionato della sua storia nella sesta serie nazionale, l’Eccellenza, il punto più basso della sua storia ultracentenaria. Ma più che il deludente piazzamento in classifica (7° posto e salvezza anticipata), a preoccupare i (pochi) tifosi rimasti al fianco dei biancocelesti anche in quella sfortunata stagione era il futuro, un futuro che sembrava non esserci. In tanti s’erano avviati sulla via di Feltre con la consapevolezza che quella poteva essere l’ultima partita del Treviso F.b.c. Sugli avvenimenti intercorsi tra quell’ultima partita in Eccellenza e la straordinaria cavalcata in Serie D si avrà modo di tornare. Quel che conta, è che a poco più di un anno da quella fine annunciata il Treviso è matematicamente promosso in Serie C. Protagonisti un presidente ambizioso e concreto, e un mister-manager capace di plasmare in pochi allenamenti un gruppo di ragazzi proveniente da ogni angolo d’Italia. In pochi si conoscevano, ma dopo una settimana, con una squadra in cantiere, già si capiva che a Lancenigo s’era creata una simbiosi che avrebbe dato i suoi frutti. Ma in pochi credevano che il Treviso potesse vincerlo questo campionato, battendo la concorrenza delle corazzate VeneziaMestre e SandonàJesolo, partite con i favori dei pronostici ma alla fine inchinatesi a una superiorità che, per quanto si è visto in campo, appare indiscutibile. L’unico a parlare fin dall’inizio, in modo più esplicito, di obiettivo promozione, era stato proprio Renzo Corvezzo, che in estate a una domanda esplicita (qual è l’obiettivo del Treviso) aveva esclamato senza troppe esitazioni che si puntava a vincere il campionato. E al termine della partita con il ChioggiaSottomarina, valsa la matematica promozione nell’ex Serie C, l’imprenditore di Cessalto non ha mancato di sottolineare le difficoltà iniziali: “Siamo rimasti al palo fino a giugno prima di conoscere la categoria di iscrizione, e questo ci ha costretto a perdere del tempo prezioso”. In effetti Corvezzo in pochi mesi ha compiuto un miracolo, ricostruendo da zero la prima squadra e un settore giovanile. Solo una persona carica di entusiasmo e capace di affrontare positivamente ogni difficoltà poteva riuscirci, e da questo punto di vista Corvezzo si è sempre dimostrato, fin dal giorno della presentazione del suo progetto nell’aprile 2010, una persona molto ottimista. Aspetto che non ha mancato di rimarcare domenica pomeriggio: “Credo nel lavoro, non nella fortuna: non mi abbatto quando le cose non vanno come sperato, non mi esalto nel caso opposto. Un obiettivo va conquistato giorno per giorno: lo dedico ai tifosi ed a tutti i miei collaboratori che ci hanno sempre creduto”. Da questo punto di vista ammirabile il lavoro svolto da Casagrande, artefice dell’ammissione d’ufficio in una Serie D che al Treviso spettava un anno prima, e il vicepresidente Tasca. Entrambi lontano dalle luci dei riflettori hanno TREVISO IN PARADISO. Ferronato segna e dedica questa grande vittoria ad una persona specialecontribuito in modo rilevante nella costruzione di un progetto rivelatosi vincente al primo anno. Un presidente circondato da pochi ma fidati collaboratori può bastare a costruire una squadra così forte? Certamente no, ed è qui che Corvezzo e soci hanno azzeccato in pieno la mossa decisiva: Diego Zanin. Un allenatore-manager a cui Corvezzo ha affidato per intero la costruzione della squadra. Inizialmente ci chiedevamo perché non fosse stato scelto un direttore sportivo, la cui mancanza cronica aveva influenzato negativamente gli ultimi anni in Serie B. La risposta a questa lacuna è stata Diego Zanin. Corvezzo gli ha dato carta bianca, e lui, passati quasi due anni nelle vesti di osservatore dopo il fulmineo esonero al Città di Jesolo di Pavanetto (a proposito, vendetta perfetta per il nostro Diego), li ha scelti uno per uno, dai più esperti ai giovani under: “Sono stato fortunato a venire qui, Corvezzo voleva una società snella, agile, dove i messaggi passassero velocemente. E uomini capaci di rianimare una piazza come Treviso: dissi di aver bisogno di certi giocatori, il presidente li contattò personalmente. In agosto nessuno ci proponeva nulla, a gennaio per venire da noi c’era la fila. Però siamo stati umili, testa bassa e pedalare. E man mano abbiamo preso fiducia, rendendoci conto che nessun avversario ci era davvero superiore”. Ed ecco il “miracolo”. Ma siamo certi che per il “sergente” Zanin e a Corvezzo la parola “miracolo” appaia un’esagerazione, visto che entrambi hanno sottolineato sia a campionato in corso sia domenica la convinzione che a questo Treviso costruito in poche settimane nessun obiettivo, anche il più ardito, fosse precluso. Che il sogno potesse diventare realtà, il mister di San Stino l’ha capito già alla quinta giornata. Più precisamente a “Rovigo, nel girone di andata, quando i ragazzi hanno avuto una grande reazione al gol dei polesani, mentre la consacrazione è avvenuta quando abbiamo pareggiato a Venezia nonostante l’inferiorità numerica per un tempo e mezzo”. Una vittoria strameritata quella ottenuta da mister Zanin, una successo da dedicare a una papà che non c’è più: “Dedico questa vittoria a mio papà, scomparso molti anni fa, ma che sento vicino a me ogni giorno. Io – continua Zanin – ho fatto solo il mio dovere e il mio lavoro, il resto l’anno messo i ragazzi grazie ad un ambiente molto positivo”. E tra questi ragazzi un ruolo fondamentale l’ha avuto “l’allenatore in campo”, Alessandro Ferronato, il primo ad aver accettato, dopo lo stesso Zanin, il progetto di Renzo Corvezzo. “E’ stata una cavalcata meritatissima, complimenti ai compagni e al mister. E’ giusto che alla fine sia il Treviso a gustare questa vittoria. La nostra è stata una svolta mentale che ci ha dato Zanin: ha vinto una grande scommessa”. Ferronato è stato il primo tassello di un mosaico, costituito da ragazzi eccezionali, come “Ferro” non manca di sottolineare: “In tanti anni poche volte mi era capitato di giocare in un gruppo così forte, compatto e unito”. Una stagione particolare per lui, primo tassello scelto per comporre il mosaico biancoceleste. Era stato presentato al Tenni in un caldo giorno estivo, quando il “cantiere” del Tenni era stato aperto da poco, tra la curiosità, i dubbi e i timori di parecchi tifosi. Ma chi era presente al Tenni (compreso chi scrive) aveva potuto apprezzarne immediatamente le indiscutibili qualità umane. Qualità messe a frutto fin dall’inizio fungendo da uomo spogliatoio e collante per un gruppo tutto nuovo, e messe ulteriormente in mostra nel momento più difficile, quello del dolore. Così, come per Zanin, anche Ferronato si commuove: “Un campionato da capitano non l’avevo mai vinto, soddisfazione doppia, difficile da esprimere, professionalmente enorme. Ho vissuto un anno denso di emozioni, so cosa ho passato, ora me la godo: una promozione che a 38 anni dedico alla mia famiglia ed a chi mi vuole bene. E sono felice anche per il gruppo che s’è formato“. Veramente una bella pagina di storia quella scritta dal Treviso F.b.c. Una pagina, unica, irripetibile, di cui si avrà modo di parlare ancora a lungo. Perché se ai protagonisti quest’impresa è sembrata fin da subito possibile, i tifosi, dopo anni di sofferenza, hanno avuto bisogno di un pò di tempo per realizzare che quel sogno non era utopia!

Le dichiarazioni dei protagonisti sono estrapolate dagli articoli de “Il Corriere del Veneto”, “Il Gazzettino di Treviso” e “La Tribuna di Treviso” di martedì 3 maggio 2011.

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