GENTILINI C’E’ Nemmeno le parole di uno stoico Gentilini possono farci dormire sonni tranquilli. Ieri ci eravamo interrogati sul silenzio del primo tifoso biancoceleste, che in questi anni difficili non si è mai tirato indietro anche nei momenti topici. Si pensi alle vicende post-fallimento dell’estate del 2009, e un anno dopo alla battaglia a Ca’ Sugana per assegnare il Tenni a Corvezzo seguita dal lavoro “diplomatico” per garantire il ripescaggio in Serie D sfumato un anno prima grazie all’intransigenza dei suoi compagni di giunta…
In realtà Gentilini, da buon pretoriano del Treviso Fbc, non si è mai tirato indietro nonostante la delusione per la gestione Corvezzo. A Il Gazzettino di Treviso ha rilasciato una dichiarazione breve ma concisa sulla sua azione di supporto del Treviso: “Io sono fiducioso, l’altro giorno sono stato dal Prefetto assieme a Corvezzo e ha garantito che è tutto a posto. Mica si possono dire bugie davanti al Prefetto».
Già, ma ci possiamo ancora fidare di lui? Davanti al prefetto non si mente, ma di fronte ad altri soggetti meno influenti? Ve ne avevamo parlato qualche giorno fa. Martedì mattina Corvezzo aveva mostra una fidejussione a un gruppo di tifosi presenti al Tenni, giurando che fosse quella nuova. Tant’è che il segretario generale della Lega Pro Capograssi, contattato da La Tribuna di Treviso, aveva ammesso di aver ricevuto una telefonata in cui Corvezzo confermava tutto era pronto per essere portato a Firenze. Salvo venire smentito clamorosamente dopo poche ore, tant’è che ieri il presidente ha fatto il giro della banche per farsi concedere la nuova fidejussione da 600mila euro. Dunque cos’ha mostrato ai tifosi martedì mattina? La prima fidejussione, quella “bloccata” dai santi Pietro e Paolo, tanto per tranquillizzare la tifoseria e guadagnare un pò di tempo?
INUTILE CORSA CONTRO IL TEMPO? A rendere poco credibile il presidente c’è l’ennesima versione sulla prima bocciatura decretata di martedì 3 luglio. Tutto ruota attorno alla fidejussione. Corvezzo aveva incolpato il broker operante nel bresciano, colpevole di essersi recato a Roma nel giorno della festa dei santi Pietro e Paolo, trovando tutto chiuso. Ma a Il Corriere del Veneto di oggi Corvezzo ci spara un’altra versione: “Purtroppo tutto questo trambusto è nato da un problema che abbiamo avuto con una banca di grande caratura che ci aveva assicurato la fideiussione ancora per la fine di giugno” – si lamenta il presidente – “Quasi a sorpresa sono state fatti dei controlli che hanno bloccato le operazioni con questa banca non solo per quanto riguarda il Treviso, ma anche altre cinque società. In pratica ci hanno consegnato una copia della fideiussione, che in realtà il 29 giugno non era ancora stata registrata. La situazione da quel momento si è ingarbugliata e la banca ha bloccato tutte le operazioni che c’erano in corso per evitare ulteriori problemi di carattere finanziario. Ora però stiamo lavorando con due banche del nostro territorio che si sono impegnate a garantirci la fideiussione che ci serve. Dovremmo averla in tempo per riuscire poi a partire per Roma dove andremo in treno a depositare il tutto”. Una spiegazione vaga, che non chiarisce nulla. Corvezzo spera “davvero che le banche non si tirino indietro, perché sarebbe una sconfitta terribile per tutta la città di Treviso”, ma poi afferma con la consueta sfrontatezza che “noi in Prima Divisione ci saremo, e poi vedremo se ci sarà qualche evoluzione a livello societario”.
In realtà il Treviso la Prima divisione potrebbe semplicemente assaggiarla: lunedì, mentre Corvezzo e Casagrande partiranno per (l’ultimo, probabilmente inutile) viaggio in Eurostar verso Roma, la squadra di radunerà agli ordini di Agenore Maurizi e mercoledì 18 dovrebbe partire per Longarone, dove dicono ci sia un hotel prenotato fino al 3 agosto. Il soggiorno potrebbe durare un paio di giorni, visto che il 19 agosto il Consiglio federale rischia di trasformarsi nel colpo di grazia all’F.C. Treviso di Corvezzo. Che a Il Gazzettino di Treviso trova il tempo per rispondere anche alle critiche dei tifosi: “Hanno ragione, sono sempre con l’ansia dopo alcune esperienze vissute. Ma il momento storico è particolarmente delicato dal punto di vista economico e certe cose possono succedere. Però io non butto via nulla di quello fatto in questi due anni. Il Treviso calcio vive e questa potrebbe essere l’esperienza della svolta, vedremo tra qualche mese quello che potrà accadere”.
Eh sì, questa potrebbe essere l’esperienza della svolta. Nel senso che stavolta salta tutto e non si riparte più! Ma come può pretendere di essere creduto? Non sono riusciti a fare una fidejussione valida in oltre un mese di tempo, come può può sperare che di questi tempi, di fronte all’inesistente credibilità che questa “società” (e la sua persona) può vantare, le banche del territorio possano garantire una fidejussione da 600mila euro? E ammesso che gliela concedino, riuscirà ad arrivare a Roma in tempo e a consegnae entro le ore 12.00 il ricorso con la penale di 9mila euro, i documenti dell’iscrizione e la fondamentale fidejussione? Purtroppo il Treviso è spacciato, il tiro dell’ultimo secondo è destinato a stamparsi sull’incrocio dei pali, con buona pace di Gentilini che anche stavolta non si è tirato indietro nonostante la comprovata inaffidabilità del suo “protetto”.
POLEMICHE POLITICHE Quando le cose si mettono male nello sport cittadino, la poltica entra in campo. Oggi, sulle pagine de Il Gazzettino di Treviso, è stata la volta del combattivo consigliere provinciale Gianluca Maschera (segretario provinciale dell’Idv). “Gobbo, Muraro e i vari assessori allo sport comunale e trevigiano – sbotta Maschera – dicano cosa vogliono fare, alzino la cornetta chiedano ad il Sindaco Orsoni a Venezia o tosi a Verona, su come si gestiscono i rapporti con le società sportive professionistiche, che piaccia o no sono un valore economico e sociale per la città e la provincia”.
Il confronto con altre amministrazione comunali è significativo, quello con la realtà veneziana lo avevamo posto più di una volta negli ultimi due anni. Nell’estate 2009 il nostro sindaco “rugbysta” e il fedelissimo assessore allo sport avevano fatto naufragare il progetto di Sartori per la Serie D negando lo stadio Tenni alla quota fissa di 90mila euro. Nelle stesse settimane era saltato anche l’S.S.C. Venezia dei fratelli Poletti, ma in laguna le cose erano andare diversamente. Due giorni dopo la mancata iscrizione degli arancioneroverdi nella neonata Lega Pro, l’allora sindaco Cacciari aveva convocato una conferenza stampa nella quale aveva confermato la costituzione della nuova società. A Treviso, dopo settimane di (solo apparente???) immoblilismo, sindaco e assessore allo sport lanciavano messaggi contraddittori, “ormai non c’è più tempo”, “ripartiremo l’anno prossimo, tanto vi danno la D”, e così via. Un’ambiguità confermata con Sartori anche dopo l’ammissione in Eccellenza con l’ennesima incomprensione sull’affitto del Tenni.