Ormai non ci sono più parole per descrivere la crisi tecnica e psicologica in cui sembra essere caduto il Treviso dopo l’ingannevole finale arrembante dello scorso dicembre. La sconfitta interna col Cartigliano rappresenta l’immagine perfetta di una squadra senza testa. Si continua a tirare in ballo la sfortuna, ma c’è dell’altro. Il Treviso meritava sicuramente di vincere per aver creato di più del Cartigliano, ma al di là dei decisivi errori individuali deve fare mea culpa per aver disputato l’ennesima partita incolore. Brutto e inconcludente nel primo tempo, dove ha mantenuto il possesso palla senza creare vere occasioni (una mezza chance per Gnago e uno spunto del solito Dal Compare), e anzi esponendosi di frequente ai contropiedi avversari (su uno solo un miracolo di Bortolin ha posticipato la beffa del gol ospite). Nel secondo tempo, col Cartigliano spento e asserragliato nella propria metà campo, dieci minuti di fuoco con tre occasionissime in rapida successione: palo di Gnago, gran tiro di Dal Compare deviato in angolo e occasionissima sprecata da Del Papa solo davanti al portiere. Poi? Il solito, sterile dominio territoriale, prima del tragicomico epilogo. E Tentoni ci ha messo del suo. Incomprensibile scambio Ton-Orfino, con il primo terzino destro e il secondo centrale. Tutto questo in una difesa a 4 con Zamuner, classico difensore centrale forte fisicamente ma legnoso, sistemato sulla fascia. In questo modo, senza Pilotto e con due centrali difensivi sugli esterni, è mancata la solita spinta, al di là delle generosa prova di Ton. Se proprio bisognava sperimentare, tanto valeva confermare la difesa a 3 La Cagnina-Zamuner-Ton vista a Caldogno. Tuttavia la difesa ha retto abbastanza bene, pur commettendo le solite ingenuità in fase di disimpegno (la vogliamo spazzare avanti quella palla se non sappiamo gestirla?), anche con gli elementi più esperti come La Cagnina. Il pasticcio più grande si è visto, a nostro modo di vedere, nella ripresa, al culmine del miglior momento dei nostri. Fuori Roello Viteri, alla prima da titolare. Nel primo tempo l’esterno sinistro non aveva combinato granché, complice l’incapacità di sfondare di un Treviso abulico e ingessato. Il giovane panamense aveva provato a innescare qualche contropiede con la sua velocità, sbattendo contro la fisicità di un Cartigliano attendista e arroccato in difesa, pronto a ripartire in contropiede. Tutta un’altra storia nella ripresa: con Dal Compare e Gnago in grande spolvero il panamense, veloce e dotato buoni mezzi tecnici, aveva dimostrato tutto il proprio potenziale, svariando da destra a sinistra e mettendoci lo zampino in tutte e tre le occasioni succitate. Sul più bello, ecco il cambio, giustificabile solo con la poca autonomia di un giocatore al debutto assoluto. Ma più che la sostituzione, la vera frittata Tentoni la compie con il sostituto, gettando nella mischia il classe ’95 Livotto. Uno dei migliori nella prima parte del girone di andata, l’ex Berretti sembra essersi spento dopo quel rigore fallito, con annessa squalifica, a Trebaseleghe. Tornato Giuliato, Piovanelli gli aveva preferito Marangon, ma con le squalifiche post Cornedo e Rossano e l’arrivo di Tentoni, il giovane aveva ritrovato una maglia da titolare. Ma non la brillantezza di inizio stagione: insufficiente a Rossano a Caldogno, contro il Cartigliano è andata di male in peggio. Senza ritmo, a tratti quasi svogliato, sempre in ritardo, impreciso anche quando si trattava di svolgere il compitino, fino allo scellerato retropassaggio all’ultimo minuto, quando la cosa più logica da fare era un lancio verso l’area avversaria per un ultimo, disperato tentativo per il gol vittoria. Ora, considerato che parliamo di un ragazzino, è possibile che la pressione abbia giocato un brutto scherzo. Fatto sta che il suo ingresso non solo è stato inutile, ma a tratti deleterio. Tuttavia il peso dell’errore grava soprattutto su Tentoni, che in quel momento, con mezz’ora da giocare e un Cartigliano in bambola totale, avrebbe dovuto inserire un giocatore dinamico, capace di velocizzare il gioco, non rallentarlo. Invece ha fatto l’esatto opposto, mandando in campo un elemento che nelle partite precedenti aveva dimostrato di vivere un momento negativo.
Dopo il ko, peraltro, il mister si è lasciato andare a uno duro sfogo: «Ton a destra? Ci ha già giocato – ha sbottato Tentoni su la tribuna di Treviso – Ma quale brutto gioco, prestazione complessivamente positiva, il Treviso ha tenuto bene il campo ed è stato punito solo da un episodio. Aggiungo che avevamo anche problemi fisici: ma lo stesso meritavamo di vincere. I ragazzi sono affranti, hanno sempre i riflettori puntati, anche negativamente, e me ne dispiace: qui se pareggi è un dramma, se perdi una tragedia e se vinci hai fatto solo il tuo dovere. Chiedo più equilibrio».
Una richiesta di equilibrio che stride con le motivazioni che hanno portato al cambio in panchina (la promozione diretta in Eccellenza, allora distante 5 punti), per non parlare dell’ultima intervista rilasciata, sempre a la tribuna, dal vicepresidente Frandoli. Questi gli argomenti principali toccati dal dirigente: « […] restano ancora 30 punti in palio: puntiamo a farne 24-25, l’obiettivo resta il salto di categoria. Ed è positivo che i ragazzi alla fine si siano presi le loro responsabilità. In più assicuro che nessuno gioca contro l’allenatore, sarebbe assurdo. Vero, nel primo tempo eravamo in difficoltà, ma qui devo ripetere il concetto: questo Treviso è nato il 19 agosto, quindi in tempi stretti e soprattutto senza preparazione. Inutile che mi si dica che all’inizio si giocava meglio, erano successi di una squadra senza preparazione ma che poggiava sulle qualità individuali; alla lunga le magagne atletiche sono venute alla luce. Inoltre non ho capito tutte quelle sedute in palestra durante la pausa, ai miei tempi si lavorava anche nel fango». Insomma, una vana arrampicata sugli specchi per giustificare l’esonero di Piovanelli: «Le motivazioni di quell’esonero sono altre e non vale la pena ricordarle, ma neanche con Piovanelli si vedeva il Real Madrid: non avevamo forse perso a Cornedo?». Frandoli sembra riferirsi al dissidi con Sartori. Una conferma dell’ovvio su cui non possiamo che ribadire il nostro giudizio: situazione r-i-d-i-c-o-l-a. Della serie “facciamoci ancora più male”, Frandoli tira nuovamente in ballo l’ipotesi che la squadra giochi contro l’allenatore (l’aveva fatto anche dopo l’esonero di Piovanelli, nella solita intervista de la tribuna). L’unica certezza è che Piovanelli non era certo inviso alla spogliatoio, visto nel giorno dei saluti tanti giocatori erano in lacrime. Il resto sono solo ipotesi che non potranno mai trovare conferma. E quando si tratta di giustificare le quattro vittorie di fila che hanno preceduto il ko di Cornedo e l’esonero di Piovanelli, scopriamo che «erano arrivate anche per merito di Gnago, che oggi purtroppo ha ancora dolori ad una caviglia». Dopo il cambio di panchina «l’obiettivo era di salvare il salvabile: col senno di poi, senza il cambio non credo saremmo andati molto lontani. Al tempo stesso ammetto che chi contesta oggi ha ragione per farlo ma il nostro traguardo resta l’Eccellenza». Dunque completare la rimonta ed arrivare primi, conquistando direttamente l’accesso all’Eccellenza, sarebbe “salvare il salvabile”? Sembra più logico parlare di “salvare il salvabile” ora, con la squadra involuta sotto il profilo del gioco (e della testa) e a 11 punti dalla vetta, che un mese fa, quando i punti di distacco erano appena cinque e le partite da giocare 13!
Tentoni chiede più equilibrio, ma di fronte a dichiarazioni come queste farà bene a mettersi il cuore in pace. Il suo cambio era stato motivato proprio da Frandoli con l’esigenza di una scossa sotto il profilo del gioco per vincere il campionato, ma così non è stato. Anzi, le cose sono peggiorate, ma più che l’allenatore, i veri responsabili sembrano essere quei dirigenti (o quel dirigente?) che per futili motivi hanno deciso di silurare Piovanelli, destabilizzando ulteriormente spogliatoio e tifoseria. Nessuno può dire che con Piovanelli il Treviso sarebbe rimasto in corsa per la promozione diretta, ma se non altro una cosa è certa: il cambio di allenatore, indipendentemente da come andranno le cose, non è servito a niente. Se proprio bisognava mettere mano al portafogli, era preferibile cercare un regista di centrocampo. “Col senno di poi”, un giocatore in grado di dare una svolta sul piano del gioco…
Di partite, ne mancano 9, tra l’altro, non dieci. I punti di distacco dalla prima sono 11, e la prima si chiama Godigese, che nelle ultime tre partite ha fatto sette punti su 9 nonostante qualche calo di attenzione: dopo la vittoria sofferta sull’Ambrosiana Trebaseleghe, strappata nel finale, due quasi sconfitte interne con Mussolente (pari acciuffato all’87’) e una successo incredibile nel derby con il Campigo, in vantaggio fino all’89’, ribaltato da una doppietta di Lazzaro nel giro di due minuti. Al contrario, il Treviso non è mai riuscito a fare gol decisivi nel finale, e anzi ha concesso vittorie nel recupero a Cornedo e Cartigliano. La differenza tra una grande squadra e una mediocre si nota in questi situazioni. Non pesa la fortuna (o la sfortuna, nel caso del Treviso), ma quella mentalità vincente che i biancocelesti hanno dimostrato in pochissime occasioni. Ormai la frittata è fatta, ma citando Frandoli, non possiamo che sperare di “salvare il salvabile”, che nelle più ottimistiche previsioni si chiama play-off. La sconfitta col Cartigliano è pesante, perché in caso di arrivo a pari merito i vicentini, ora distanti solo tre punti, sarebbero davanti. Per fortuna le prime, Godigese a parte, confermano di non essere niente di speciale. Il Sarcedo dopo i sei gol al Cornedo ha concesso un clamoroso 2-0 interno al Rossano, mentre l’Eurocalcio Cassola è stato sconfitta in casa dall’Ambrosiana Trebaseleghe. Un risultato che mantiene in corsa il Treviso non solo per il secondo posto, ma anche per i play-off, visto che in caso di distacco superiore a dieci punti tra 2a e 5a (o 3a e 4a, o 2a e 3a), la gara di play-off non si giocherebbe nemmeno, garantendo il passaggio al turno successivo alla squadra meglio piazzata.
Il Treviso può ancora dare un senso a questa tribolata stagione, ma servirà un cambio di atteggiamento da parte di squadra e allenatore (per quanto riguarda la dirigenza, invece, sarebbe meglio mantenere un silenzio stampa “non dichiarato” fino alla fine del campionato…).
Questa squadra vale almeno il secondo posto, e per sperare in una rimonta dovrà per forza imparare a convivere con le pressioni che impone una piazza come Treviso in una categoria come la Promozione. È l’altra faccia della medaglia, cari ragazzi: quando si vince sembra di volare, ma in un periodo negativo si rischia di venire schiacciati dalle “responsabilità” esercitata da stampa e tifosi. Specialmente quando una squadra è composta per lo più da elementi giovani o giovanissimi. Fuori orgoglio, grinta e cattiveria agonistica. Solo così si potrà uscire dalla palude…
grande Zakk!!
sei sempre un grande baci da tua mamma luca dal compare
oggi dai il massimo devi segnare baci mammaaaaaa