Alla fine il tira e molla societario si è risolto com’era prevedibile (e per certi versi auspicabile): il Treviso non presenterà appello per riavere anche l’altro punto di penalizzazione. Intanto, dopo la Gorghense, si verifica un altro caso – questa volta in Promozione – che rafforza la nostra tesi sul “trattamento speciale” riservato al Treviso. Una società che paga il blasone e l’avere una tifoseria organizzata al seguito.

Treviso nel mirino del giudice sportivo

Nel lungo tira e molla tra vicepresidenti – secondo quanto riporta la tribuna di Treviso  – alla fine ha prevalso la linea Totera, rispetto all’atteggiamento oltranzista di Walter Frandoli, che dopo i primi due gradi (il Giudice Sportivo e la Disciplinare) avrebbe voluto giocarsi anche la carta dell’appello. Sarebbe stato comunque un percorso difficile, perché il Treviso avrebbe dovuto rivolgersi addirittura al presidente Abete che, ritenuta ingiusta la sentenza, avrebbe potuto rivolgersi alla Corte di Giustizia Federale. Ammesso che il presidente della Figc si scomodasse per il Treviso, non sarebbe stata pensabile una modifica sostanziale della classifica a campionato finito. Ormai i giochi erano fatti: dopo la stangata del giudice sportivo, il misterioso rinvio di due settimane per la discussione del ricorso – come avevamo previsto una settimana fa commentando la soluzione all’italiana della penalizzazione dimezzata – aveva già reso impraticabile una strada comunque tortuosa. Se poi – come ha ribadito più volte alla stampa locale il vicepresidente e legale della società Marcello Totera – c’erano di mezzo questioni tecniche che rendevano impensabile ulteriori sconti (e, al contrario, un punitivo ripristino del -2), si capisce che la cosa più logica più logica fosse mettersi il cuore in pace.

Il problema rimane la stangata, anzi, le stangate del giudice sportivo (anche la prima, arrivata dopo Cornedo-Treviso) assolutamente sproporzionate visto quanto accaduto in altri campi con società meno blasonate del Treviso. Vi avevamo già parlato del caso Gorghense, abbastanza per dimostrare la giustizia sportiva “ad squadram” riservata al Treviso. Nell’ultimo comunicato tiene banco, questa volta nella stessa categoria del Treviso, il caso di San Martino Speme – Garda (girone A), finita 4 a 2 per la società ospite. Vediamo nello specifico quanto stabilito dal giudice sportivo:

GARE DEL CAMPIONATO PROMOZIONE

A CARICO DI SOCIETA’

AMMENDA

Euro 700,00 SAN MARTINO SPEME

Rileva dal R.A. che i sostenitori della società, durante la seconda frazione di gioco, rivolgevano alla Terna frasi offensive e minacciose.
Al termine della gara un dirigente della società ospitante permetteva ad una ventina di tifosi l’accesso alla zona antistante gli spogliatoi, i quali prendeva no a calci e pugni porta e finestra dello spogliatoio adibito alla Terna, persistendo nell’urlare insulti e minacce. La società nulla faceva per ristabilire l’ordine, raggiunto solo con l’arrivo delle forze dell’ordine, il cui intervento  è stato chiesto direttamente dal Direttore di Gara. Sanzione aggravata per la mancanza di acqua calda nello spogliatoio della Terna (recidiva).


Oltre alla multa, il già salvo San Martino Speme ha visto colpiti alcuni tesserati. Squalifica per l’allenatore Bau, che oltre ad offeso e minacciato la terna ci avrebbe aizzato contro il pubblico. Poi altre squalifiche di quattro e tre giornate per due giocatori colpevoli di aver tenuto un comportamento irridente offensivo verso il direttore di gara.
Il caso per certi versi sembra ancora più scottante di Gorghense-Mestre e Gorghense-Burano (in particolare la seconda partita), visto che gli episodi di violenza fisica e verbale hanno coinvolto non solo il pubblico, ma anche da tesserati (giocatori e allenatore), con un dirigente (!) che avrebbe permesso a un folto gruppo di tifosi di invadere il campo e aggredire fisicamente e verbalmente la terna arbitrale. Parliamo di “invasione di campo”, visto che dopo Cornedo- Treviso – quando alcuni tifosi biancocelesti, sbeffeggiati, provocati e insultati da mezza squadra gialloblu dopo il gol del 2-1 e a partita conclusa, si erano fiondati all’entrata degli spogliatoi – la multa di 350 euro e il turno a porte chiuse erano state giustificate proprio con “l’invasione di campo”! Eppure la società A.c.d. Treviso non aveva nessuna colpa, mentre sono stati gli stessi tifosi a invitare i compagni più infuriati a lasciar perdere e uscire dallo stadio di Cornedo. Il caso di Cassola, poi, è a dir poco ridicolo, visto che non è successo niente, nessuno ha visto niente tranne l’arbitro, che peraltro ha pesantemente ritrattato. In entrambi i casi, nessun responsabilità né della società A.c.d Treviso, né tanto meno dei suoi tesserati. Nelle due partite di Gorgo, invece, rissa nel pubblico con scene da far west, giocatori (del Burano, che ha poi pagato con lo 0-3 a tavolino) che cercano di scavalcare la rete per unirsi alla rissa. E in entrambi i casi, richiesto intervento dei carabinieri. Nel caso di San Martino Speme, poi, c’è la responsabilità diretta (!) di dirigenti e tesserati che favoriscono e condividono l’assalto dei tifosi alla terna arbitrale.
Eppure, per episodi meno gravi – e non dipendenti dalla società – il Treviso è stato punito con 850 euro di ammenda, un turno a porte chiuse (dunque con danni economici dovuti al mancato incasso di almeno 2000 euro!) e due punti (poi uno) in meno in classifica. Situazioni che hanno falsato e falsano tuttora il campionato, oltre a condizionare la squadra psicologicamente, come abbiamo visto nella gara contro l’Azzurra Sandrigo. A questo punto è sempre più evidente che la differenza l’hanno fatta il blasone della società (al contrario) e la sua tifoseria, composta anche (e soprattutto) da uno zoccolo duro di ultras sempre presenti. L’estate scorsa il Treviso è stato ammesso in extremis in Promozione, ma se questo è il prezzo da pagare, è inevitabile sentirsi presi in giro.

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