Cristiano Babuin a fine anni 80MIANE – Inauguriamo oggi la rubrica “Quattro chiacchere con…”, una veloce conversazione con ex giocatori o dirigenti biancocelesti. Storie, ricordi, aneddoti, con chi ha contribuito a costruire il mito del Treviso fbc.

Iniziamo con Cristiano Babuin, terzino sinistro di un Treviso di fine anni 80.
Nato a Venezia il 30 settembre 1969, 180 cm per 70 kg, colleziona 20 presenze nel campionato 1989-90 di serie C2 (più 4 presenze in Coppa Italia) con i biancocelesti, concludendo la stagione con un buon sesto posto. Da lì un “trasferimento” nell’Italia meridionale, vestendo le maglie tra le altre di Vigor Lamezia, Atletico Catania e Catanzaro, sempre in serie C1 e C2.


La rosa dell'A.C. Treviso, stagione 1989-90. Babuin è in seconda fila, il terzo da destra.Ciao Cristiano, hai giocato in uno dei Treviso più belli e spettacolari della storia, con il calcio spettacolo di un rampante Guidolin in panchina, e con giocatori del calibro di Bepi Pillon, Andrea Seno, Mark Strukelj e Gigi Capuzzo. Che ricordi hai di quella stagione? Con un rendimento migliore in trasferta, avreste potuto puntare anche alla promozione in C1?

Ciao, devo dirti che purtroppo di quella stagione il ricordo indelebile è la rottura del legamento crociato sinistro alla fine di febbraio! A parte gli scherzi, è stato sicuramente per me uno dei campionati più significativi, in quanto ho avuto la possibilità di allenarmi e giocare con atleti di categoria superiore sotto tutti i punti di vista. Sfortunatamente quell’anno facevo il militare a Bologna e quindi il tempo trascorso a Treviso è stato poco, ma ricordo ancora i mitici viaggi “Bologna-Treviso” in macchina con Seno-Mantovani e Bortoluzzi. Probabilmente hai ragione quando dici che con un rendimento leggermente migliore in trasferta avremmo potuto dire la nostra per la promozione, anche perché a parte quello della Spal, il nostro organico era superiore a quello del Varese e della Pro Sesto.

Che ricordi hai della curva, del pubblico e della città di Treviso in generale?

Per quanto riguarda i ricordi di Treviso e della sua tifoseria cerco di riviverli ogni volta che torno dalle mie parti (come hai visto ora vivo a Reggio Calabria). Mia moglie è innamorata della vostra città ed ogni volta che saliamo a Venezia, una tappa a Treviso, nella bomboniera (come la chiama lei), dobbiamo farla. Della curva ho molti ricordi positivi, ma se devo essere sincero la partita nella quale ho sentito i tifosi più vicini è stata quella con il Valdagno in casa. Finì 0-0 ma con svariate occasioni nostre per poter vincere. Giocammo veramente bene, e lo manifestarono anche i tifosi che, nonostante il risultato, ci sostennero fino alla fine ed oltre.
Pensa che dopo la stagione 1994-95 all’Atletico Catania rimasi senza contratto, in quanto l’allenatore della stagione successiva utilizzava il modulo 3-4-3 e quindi io da esterno difensivo sinistro non servivo. Mi chiamò il grande Bepi Pillon chiedendomi se poteva interessarmi un ritorno a Treviso in C2 (aveva appena vinto il campionato di interregionale). Venivo da due campionati di C1 ed avevo un contratto abbastanza alto. Ero disposto a dimezzarlo pur di tornare, ma purtroppo all’epoca esistevano ancora i parametri (la legge Bosman sarebbe entrata in vigore a gennaio 1996) e l’Atletico voleva circa 300 milioni per liberarmi. Con mio grosso rammarico non se ne fece nulla, e le due stagioni successive Bepi ottenne 2 promozioni consecutive. A me comunque andò discretamente perché dopo le prime cinque giornate i risultati a Catania non arrivarono e quindi l’allenatore decise di cambiare modulo, e così venni richiamato ad ottobre e firmai per altri 2 anni.

Cristiano Babuin oggiPassando all’attualità, cosa ne pensi del calcio italiano, dopo la precoce e umiliante eliminazione al primo turno del mondiale? Quali sono i rimedi secondo te?

Per me il calcio oggi è uno svago, un passatempo, in quanto ho deciso sei anni fa di abbandonare qualsiasi contatto con questo mondo. Non ho un’opinione in merito a questi mondiali, anche se io oggi fossi Donadoni qualche sassolino me lo toglierei. Non voglio fare retorica, ma in una società dove i valori essenziali sono quelli che ci impongono i media, una persona coerente e seria come l’ex c.t. (Donadoni) meritava un trattamento diverso. Rimedi non ne vedo, anzi sono convinto che si arriverà al collasso, perché se non tornerà il desiderio di andare allo stadio, se non tornerà la passione nei giovani per questo sport, mancherà la benzina per fare andare avanti questo carrozzone. Ricordo che quando entravo nello spogliatoio a Lancenigo nel 1989 e mi sedevo accanto a Gigi Capuzzo, se dovevo parlare alzavo la mano (ed avevo 19 anni). Oggi un ragazzino di 16 anni ti manda a quel paese senza pensarci due volte. Basta… altrimenti ti annoio!

Chiudiamo con una battuta sul rinato Treviso calcio, che come mister ha scelto Diego Zanin, tuo compagno di squadra a Reggio Calabria. Che futuro vedi per i biancocelesti?

Non basta il blasone per tornare a vincere, serve una programmazione a medio termine. L’inizio è sicuramente buono visto che Diego negli ultimi anni ha dimostrato che come allenatore ha ottime qualità. Ma da solo non basta, deve essere supportato da una società seria da una piazza unita, e da un gruppo di giocatori omogeneo. Se una o più di queste componenti saltano, diventa tutto più duro. Di esempi ne abbiamo molti, vedi il Messina quest’anno o l’Avellino, il Venezia stesso.

Hai ragione, Cristiano. Siamo convinti e certi che questi elementi non dovranno mancare nella nascita di un progetto come quello di Treviso. In bocca al lupo e a presto!

Vi ringrazio ancora per la possibilità che mi hai dato, e chiudo salutando tutti i vecchi tifosi del Treviso che sono rimasti sinceramente nel mio cuore. Ciao!

P