LO STADIO TENNI Per molti è rimasto un miraggioCi sarebbe piaciuto parlare solo di calcio giocato dopo la partita di ieri sera. Un Treviso da favola, capace di dominare per ampi tratti il Bassano, squadra di categoria superiore. Avremmo potuto esaltare la prestazioni dei biancocelesti, ripensare al solito, decisivo morso del “Cobra” Massimo Perna, alle irresistibili discese di Beccia, al grande debutto del baby Giorico in cabina di regia, e così via… Ci sarà tempo anche per questo.
Ma prima val la pena soffermarci sulla situazione creatasi prima e durante il match. Eh sì, perché ieri il prepartita (e in alcuni casi il primo tempo…) è stato reso insopportabile, oltre che dall’afa e ai moscerini che infestavano gli spalti, dalla interminabili code ai botteghini e dalla fin troppa solerzia adottata dagli steward al momento del prefiltraggio.
Si possono fare tutti i distinguo e le premesse possibili. Ai biglietti nominali e prefiltraggi i tifosi erano abituati, in fondo fino a due anni fa il Treviso era in Serie B. Ed è vero anche che la società, sapendo che i tempi sarebbero stati lunghi (e il personale scarso numericamente…) aveva invitato la tifoseria ad acquistare il biglietto in prevendita. Né si può negare che gli stessi problemi di ieri si sono verificati contemporaneamente in altri stadi. Tanto per restare nel girone del Treviso, analoghe lamentele non sono mancate a Ferrara come a Rimini. Detto questo, è accettabile quanto accaduto ieri? Prima di dare una risposta, è meglio raccontare l’odissea vissuta da alcuni tifosi.

Gli unici a non aver avuto grossi problemi sono stati i tifosi arrivati un’ora e mezza prima della partita ai botteghini (riaperti quelli vicino al parcheggio ex Foro Boario) verso le 19. Piccole code, niente di che. Ha avuto qualche problema in più chi allo stadio ci è arrivato un’ora prima del calcio d’inizio fissato per le 20.30. A quel punto si sono formate code più lunghe, e il tempo medio di attesa per avere un biglietto si aggirava sui 40-45 minuti. Non sorprende che molti, visto l’allungarsi dei tempi, abbiano perso quel poco di pazienza già messa dura prova dal caldo torrido che ci sta torturando da una settimana, e se ne siano tornati a casa.
Ma le disavventure non sono finite qui. Dopo aver guadagnato il tanto agognato biglietto nominale ed essersi diretti all’entrate per tribuna e curva sud, i tifosi hanno dovuto superare un altro ostacolo, ben più tosto delle lunghe code ai botteghini: gli steward. Pure loro c’erano già in Serie B, poco più di due anni fa. Le regole erano le stesse, come i criteri del prefiltraggio. Anzi, i tempi al Tenni ora potrebbero essere minori, visto che la lettura del biglietto col palmare si è rivelata molto più veloce che attraverso i tornelli. Eppure ieri sera la procedura prefiltraggio + passaggio del metaldetector + lettura del biglietto si è rivelata più lenta e stressante di quanto molti ricordassero. Il motivo sta nel comportamento e nel metodo adottato da alcuni steward, che al buon senso hanno preferito un’eccessiva solerzia… Talmente eccessiva che un tifoso anziano, già prostrato dal caldo e dalla lunga coda ai botteghini, non è riuscito a trattenersi dopo che uno steward fin troppo diligente gli aveva intimato, in modo un po’ brusco, di abbandonare l’accendino. Esasperato, il vecchio tifoso ha gettato il biglietto per terra e se n’è andato, rinunciando alla partita.
A rendere ancora più irritanti i controlli è stato il metodo e la “selezione” con cui sono stati fatti. Tanto per cambiare, all’italiana. Basti prendere il caso di quel tifoso a cui è stato negato l’accesso di una fotocamera digitale, salvo scoprire, una volta superata il rigidissimo prefiltraggio, che all’interno del Tenni altri tifosi entrati qualche minuto prima era “armati” con pericolose videocamere digitali. Pericolose per l’incolumità delle persone (a chi non verrebbe in mente di tirare in campo un banalissimo oggetto costato qualche centinaia di euro?), e per i diritti TV (la partita di ieri era talmente interessante che nemmeno le tv locali hanno fatto un salto al Tenni per la prima uscita ufficiale del Treviso).
Buon senso che fortunatamente c’è stato almeno verso un tifoso che si era visto stampare un biglietto con qualche comprensibile (e perdonabile) errore di battitura di chi lavorava alle biglietterie, commesso nel momento di maggior afflusso di tifosi. Ebbene, lo steward di turno ha dovuto pensarci un bel pò prima di arrivare alla conclusione che non era conveniente rimandare al botteghino il malcapitato perchè (facciamo un esempio) al posto di Casagrande era scritto CasagranTe.
Un’ultima (?) disavventura è capitato ad alcuni tifosi quando a fine partita, usciti dalla curva, hanno cercato di entrare nel piazzale della tribuna centrale per salutare i giocatori e sentire le impressioni di altri tifosi sulla splendida prestazione del Treviso (un “rito” ripetuto in A, B e nei dilettanti). Uno dei poveri malcapitati si è visto letteralmente placcare da uno steward mentre tentava di raggiungere altri conoscenti. I quali, pur avendo visto la partita in curva e non in tribuna, erano riusciti a beffare la stretta “sorveglianza”. Niente, “non si può entrare”. Si apre una breve discussione tra i cinque-sei steward, e si concorda sul fatto che l’ingresso non è permesso per “questioni di sicurezza”. Fanno appena in tempo a riprendere posizione che nemmeno cinque minuti dopo (!) è tempo di togliersi la pettorina giallo fosforescente e lasciare campo libero a chiunque voglia entrare al Tenni, tifosi… e non. Spogliandosi uno esclama, quasi a volersi liberare di un peso: “finalmente si torna alla vita civile”.
Una cosa è certa: assolutamente civile è stato il comportamento dei tifosi di ogni età, che loro malgrado si sono imbattuti in un’Alcatraz… al contrario, dove l’impresa era entrare, non uscire. Addossare tutta la colpa a chi ieri al Tenni ci lavorava sarebbe ingeneroso. Il problema sta nel sistema che da qualche anno si è instaurato in Italia, un sistema pieno di contraddizioni, che invece di risolvere i problemi li esaspera. Il progressivo svuotamento degli stadi e il crollo degli abbonamenti sono l’esempio lampante del periodo di crisi che il calcio italiano sta vivendo dalla A alla Lega Pro.
Certo, quanto detto finora non basta a giustificare l’ennesima prova negativa dell’apatico pubblico trevigiano, assente nonostante i prezzi stracciati: 5 euro in curva, 10 in tribuna, tra i più bassi per la categoria. Il periodo vacanziero, la competizione (la Coppa Italia e non il campionato), il caldo, l’afa, le code ai botteghini, gli steward… l’invasione di moscerini. Niente di tutto ciò può giustificare gli appena 400 spettatori presenti.

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